Saviano legge Se questo è un uomo: ‘A Levi devo il mio modo d’essere scrittore bastardo’

Le pagine sono divenute carne propria, conosciute riga per riga tanto che mi sembra impossibile che si possa vivere senza aver letto Se questo è un uomo“. In una sola riga il profondo amore che Saviano nutre per il capolavoro di Primo Levi – Se questo è un uomo – uscito in versione audiolibro con la lettura di Saviano.

La Repubblica oggi condivide l’introduzione di Saviano all’opera, presentata nella sua profondità, potenza, creatività, tra tecnica e animo.

Saviano stima Levi, come un discepolo stima il proprio Maestro. Le sue parole sono chiare: “Se questo è un uomo è sicuramente il libro che più di ogni altro ha determinato la mia visione della letteratura […] Dopo averlo letto non puoi più dire di non esserci stato ad Auschwitz.“. E ancora: “Io devo molta della mia formazione a Primo Levi, del mio modo di essere scrittore spurio, bastardo, quasi figlio di un dio minore che decide di dare spazio alle telecamere e al web perché l’obiettivo è far conoscere, l’obiettivo è mettere a disposizione del maggior numero di persone possibile ciò che accade in terre dimenticate“.

Di Levi Saviano esalta l’eclettismo narrativo: “La sua versatilità letteraria è quindi infinita. Ci sono diversi registri nelle sue pagine: c’è quello naturalista, quello positivista, persino quello fantastico, quello teologico. Insomma Levi è un mondo e stare in questo mondo mi ha fatto sentire a mio agio“.

E richiamando l’attenzione sulla sua condizione di scrittore “scomodo”, per i temi spinosi che tratta, per l’eco non gradita ad alcuni e poco digeribile per molti, Saviano dichiara: “E poi c’è l’incubo ricorrente, quello di tornare a casa, di voler raccontare e non essere creduto: il tema dei temi. Anche in questo Levi mi ha molto aiutato […] Perché chi scrive di mafia è spesso non creduto e soprattutto è spesso malvisto. Mostra una ferita e, facendolo, immediatamente assurge a un ruolo di coraggio, e chi ha coraggio talvolta è insopportabile alla vista. […] Ti scopri assolutamente inadeguato a interpretare il mondo, se pensavi che a interessare potessero essere le tue storie e non chi le racconta […] Ma poi pensi a chi ha vissuto l’inferno in terra e per molto tempo non è stato creduto.

Sebbene tra i commenti al video postato da Repubblica TV si intravedano critiche alla lettura che Saviano ha regalato al grande narratore dell’inferno di Auschwitz – ritenendo che chi è scrittore deve limitarsi a scrivere, senza osare di più – prevale l’approvazione, complice anche la percepibile emozione di chi interpreta colui che ne ha anticipato i passi, instradandolo verso un percorso sì tortuoso, ma denso di soddisfazioni e ammirazione.

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