Caso Ligresti, è bufera sulla Cancellieri

Sembrava quasi finito nel dimenticatoio dell’opinione pubblica, archiviato come una polemica ingiustificata per una procedura standard già messa in atto in diverse situazioni. Un detenuto in cattive condizioni di salute segnalato ai vertici del sistema carcerario, un caso come tanti, questione di civiltà, di pietà umana. Ma gli ultimi sviluppi dicono che, probabilmente, c’è dell’altro. E che Anna Maria Cancellieri, per fare uscire Giulia Ligresti di prigione, non si è limitata a una semplice segnalazione.

“Ho ricevuto una telefonata da Antonino Ligresti che conosco da molti anni. Ligresti mi ha rappresentato la preoccupazione per lo stato di salute della nipote Giulia.” Questo è quanto la Cancellieri ha raccontato al Pm in agosto, riferendosi alla conversazione tra lei e Antonino il 19 dello stesso mese. I tabulati, però, la smentiscono. Fu il ministro a chiamare, e non viceversa. Non solo. Le intercettazioni non parlano di una telefonata isolata, ma di una densa corrispondenza telefonica risalente ai giorni della scarcerazione. Tra il 17 luglio e il 21 agosto la Guardasigilli e il marito Sebastiano Peluso contattarono Antonino per ben nove volte. Un modo come un altro per esprimere partecipazione e solidarietà? Difficile.

Se inizialmente la Cancellieri aveva ottenuto l’appoggio di buona parte del mondo politico, ora sono in molti a chiederne la testa. La conferenza dei capogruppo della Camera ha deciso di anticipare a mercoledì 20 il dibattito sulla mozione di sfiducia presentata dal M5S nei confronti del ministro. Renzi, interpellato sulla questione a Servizio Pubblico, aveva detto: “Fossi stato il segretario del Pd non avrei difeso la Cancellieri e penso che avrebbe dovuto dimettersi. Quella telefonata alla compagna indigna, se uno mi chiama per una buca o per un problema io chiamo un dirigente, intervengo. Se il ministro riceve una segnalazione e si attiva verso canali istituzionali non ci sono problemi. Ma chiama e dice che è una vergogna, è inaccettabile”.

Oggi anche Civati si è associato al Rottamatore, convinto che ci siano i numeri per sfiduciare la Guardasigilli. “Ma il Pd voti questa decisione al suo interno” ha concluso. Un bella gatta da pelare per il premier Letta, che per il momento continua a difendere il ministro. Il caso, però, potrebbe spaccare il Pd e destabilizzare l’esecutivo più di quanto non stiano già facendo le divisioni all’interno del Pdl.

Intanto è tornata a parlare anche la diretta interessata, Giulia Ligresti: “Mi dispiace moltissimo per le persone che in qualche modo mi sono state vicine e che hanno cercato di aiutarmi in un momento per me di grandissima difficoltà.”

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