Ciao, molto piacere, facciamo un figlio?

Famiglie monogenitoriali, famiglie con genitori omosessuali, famiglie separate, famiglie allargate. Ci sono molti modi di essere una famiglia e quello tradizionale è sempre meno tradizionale.
Valori, criteri, limiti di liceità vengono discussi, opinati, accettati e di nuovo ridiscussi, in quello che si presenta come un circolo vizioso all’avanguardia, dove il progresso dovrebbe tenere per mano il rispetto dell’individualità umana e della sua dignità.

Siamo di fronte a cambiamenti di notevole entità che toccano tutti in maniera diretta.
Le unioni di fatto tanto auspicate in Italia sembrano ancora esser tabù, i figli di coppie separate vengono ancora scrutati come piccoli casi critici: siamo dunque pronti ad approcciarci al “co-parenting”?

La nuova tendenza proveniente da oltreoceano propone un nuovo target di famiglia il cui ingrediente segreto non è l’amore, ma un semplice contratto: il co-parenting, infatti, è l’incontro tra due sconosciuti con l’obiettivo di diventare genitori, dove il provvedere ai bisogno di un figlio si basa sull’adeguatezza di ciascuno a essere un genitore, a prescindere dal sentimento che lo lega all’altro.
Il coinvolgimento emotivo pre-concepimento diventa una tappa che si può saltare con estrema facilità, basta andare on line e incontrare il partner ideale con la quale voler costruire il prototipo familiare.

Requisiti fondamentali richiesti all’interno dei siti d’incontro, crogiolo di speranze e floride meta-emozioni, sono: l’assenza di una relazione sentimentale fissa, e il consiglio di stipulare un accordo che preveda la possibilità di entrambi i futuri genitori ad impegnarsi moralmente e finanziariamente a crescere il bambino e, postilla da non sottovalutare, la modalità del concepimento.

Il metodo della fecondazione può essere il classico ed intramontabile coitus oppure si può ricorrere all’inseminazione artificiale per delineare ulteriormente le distanze fisiche, laddove già la distanza emotiva aveva tracciato le premesse tipiche tra le parti che stipulano un contratto.

L’istituzionalizzazione della nuova frontiera genitoriale apre un nuovo dibattito bioetico.

Bisogna soffermarsi dunque ad una lettura epistemologica di questa nuova tendenza che possa permette di individuare nella persona che ambisce a questo ruolo, genitoriale e co-genitoriale, un orizzonte antropologico di riferimento della giusta condotta morale, avendo ben in mente i principali criteri di comportamento, il rispetto della vita umana e della sua integrità, il principio di libertà e responsabilità, il principio terapeutico e di cura nonché il principio di solidarietà e sussidiarietà nelle scelte individuali e sociali.

In Italia, è co-genitori.it il sito pioniere che si occupa di decantare questa mission, delineando l’inquadramento generale inerente la legislazione “donatori di sperma e cogenitorialità” secondo le leggi della Commissione parlamentare per l’infanzia, chiarendo dubbi e rivestendo il ruolo di ponte comunicativo diretto tra offerente e richiedente. Sulla platform è possibile, difatti, leggere dei veri e propri annunci con annesse referenze e peculiarità per poter essere scelti con maggiore facilità.

100.000 iscritti, un solo obiettivo.

Il personalismo ontologico del volere avere un figlio a tutti i costi fonda l’oggettività dei valori e delle norme sul concetto sostanziale di persona?

Il desiderio del concepimento è parte della naturalità umana e la scelta del partner può essere subordinata all’irrefrenabile voglia di maternità e di paternità, eticamente ciò che forse dovrebbe farci riflettere è la modalità dell’incontro.
Non staremo diventando troppo succubi e vittime dell’era tecnologica che ci tiene tutti un po’ distanti anche per quegli atteggiamenti che potremmo definire semplicisticamente “primordiali”?

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