25 Novembre, sciopero delle donne per dire no alla violenza

Non bastano più le manifestazioni in piazza, i grandi striscioni e le trombette da stadio. Non bastano più i “No” urlati a gran voce, le proteste, i cortei e i tamburi che tengono il tempo con un ritmo sempre più incalzante; frastuoni di voci che si rincorrono veloci e poi si dissolvono fino a sparire dentro chissà quale brano audio online sulla rete.
Ora si fa sul serio.

25 novembre è la data, già scelta nel 1999 dalle Nazioni Unite come Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e l’Italia si troverà di fronte al primo sciopero femminile, con lo scopo di sensibilizzare, creare consapevolezza generale e smuovere l’opinione pubblica e politica su un problema ancora troppo sottovalutato.

Le due giornaliste Barbara Romagnoli e Adriana Terzo, sostenute da Tiziana Dal Pra, presidente dell’associazione Trama di Terre, sono le promotrici di questa iniziativa, lanciata lo scorso giugno in seguito alla morte di Fabiana Luzzi, la ragazzina di Corigliano Calabro data alle fiamme dal fidanzato diciassettenne in seguito a una lite causata dalla gelosia di lui.

Il 25 novembre è la data del ricordo, della memoria, delle lacrime e dei lividi violacei che forse si possono nascondere con il correttore e le calze 80 denari, ma che, dentro, non vanno più via: il pensiero va a tutte le vittime di femminicidio e di violenza di genere. Si può aderire al progetto con vari gradi di partecipazione: indossare la maglietta con la scritta “Sciopero non basta”, smettere di lavorare dai 15 minuti alle 24 ore consecutive, partecipare ai cortei cittadini o appendere un drappo rosso alla finestra; tutto per urlare “no, no, basta e ancora basta”.

“Noi non vogliamo più limitarci a lanciare appelli che raccolgono migliaia di firme ma restano solo sulla carta – scrivono le promotrici nella lettera indirizzata a Laura Boldrini, Susanna Camusso e Maria Cecilia Guerra e pubblicata sul sito dello scioperodelledonneNon vogliamo solo indignarci per una violenza che non accenna a smettere, fare tavole rotonde, dibattiti politici, incontri. Adesso chiediamo di più”.

Poi continuano: “Fermiamoci per 24 ore da tutto quello che normalmente facciamo. Proclamiamo uno sciopero generale delle donne che blocchi questo maledetto Paese. Perché sia chiaro che senza di noi, noi donne, non si va da nessuna parte. Senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c’è società che tenga. Perché la rabbia e il dolore, lo sconforto e l’indignazione, la denuncia e la consapevolezza, hanno bisogno di un gesto forte”.

Così per Fabiana, per Cristina, per Tiziana, per Silvana, per Lucia, per Marilia e per tutte le oltre 100 donne che solo in Italia quest’anno hanno trovato la morte per mano del proprio compagno, fermiamoci qualche secondo, riflettiamo ed infine urliamo al mondo il nostro Stop.

Appuntamento 25 novembre, in piazza, per le donne e contro la violenza di genere: esserci è un dovere e una presa di posizione.

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