La paura di Grillo: “Renzi punta ai miei elettori”. E avvia la campagna dell’insulto

E se alla base dello scontro tra Renzi e Grillo ci fosse un timore elettorale reciproco? Chiederselo non è una mera questione di lana caprina, ma una possibile analisi dell’attuale e futuro scenario politico nazionale. Da quando Renzi ha manifestato la sua volontà di proporsi da sindaco di Firenze a “sindaco” d’Italia il leader ex machina del MoVimento 5 Stelle non ha mai perso occasione di attaccarlo. Da «ebetino di Firenze» a «il pollo che si crede un’aquila», da «hanno bussato alla porta e non c’era nessuno. Era Matteo Renzi» a “Renzi un Ambra senza Buoncompagni“, proseguendo con “Renzi un buco con la camicia bianca intorno” e con “chirichetto di De Mita” fino a paragonarlo sul suo blog al personaggio Cipollino creato negli anni 80 da Massimo Boldi.

Renzi incassa, da quando si è fatta sempre più concreta la possibilità di una sua vittoria l’8 dicembre alle primarie del Pd, ha smesso di rispondere a Grillo come in passato, ma non c’è nulla di improvvisato, in realtà, nella nuova strategia renziana. Il punto è che anche il sindaco di Firenze reputa il movimento pentastellato il principale antagonista politico, ma la considerazione della sua attuale posizione di leader in pectore del Pd gli ha suggerito un cambio di strategia. È iniziata la sua personale caccia all’elettorato più mobile, quello in cerca di nuovi riferimenti dalla Lega al Pdl. E quelli degli elettori di Grillo sono i voti più mobili di tutti.

Oggi il vero target su cui puntare sono gli 8 milioni di voti raccolti alle elezioni del 2013 dal Movimento 5 Stelle di Grillo. «I giovani, i disoccupati, gli operai, gli imprenditori che non votano più per il Pd», li elenca spesso Matteo, candidato nei suoi interventi. E questo sta facendo irritare non poco Grillo, che non ha ovviamente alcuna voglia di farsi scippare della propria base elettorale, che difende con proposte che parlano alla pancia degli Italiani e con l’insulto. Ma la rabbia è spesso foriera di cadute di stile. Figurarsi quando c’è la possibilità di prendere due piccioni con una fava, allorché, dopo un’intervista di Pippo Baudo alla Gruber in cui aveva “osato” esprimere la propria opinione sul movimento pentastellato, l’ex presentatore Rai è stato accusato dal comico genovese di essere il “leccaculo” di Renzi e di Craxi, con implicito riferimento alla sua epurazione dalla Rai a seguito di una battuta sull’ex leader socialista durante un programma condotto dal presentatore siciliano. Un’uscita così infelice che anche alcuni parlamentari grillini hanno preso le distanze dal politburo di stampo sovietico composto da Grillo e Casaleggio che guida, sovraintende ogni azione e censura gli ardori degli eletti grillini.

I due veri nemici delle larghe intese, quelli che aspettano sul bordo del fiume nella speranza di veder passare il cadavere dell’esecutivo di Enrico Letta, sono concorrenti spietati ma paralleli. Hanno giocato entrambi, anche se in modo diverso, la carta aurea dell’anti-sistema e dell’anti-politica. Hanno deciso di puntare entrambi alla pancia di una popolazione come quella italiana esasperata dalla crisi e che vive alla giornata. Entrambi rottamatori, entrambi nemici del finanziamento pubblico e della politica tradizionale. Entrambi costruttori di due nuovi format comunicativi, entrambi maestri nel conquistare l’agenda dei media con gesti clamorosi e dichiarazioni perfette per catalizzare il dibattito. Entrambi, soprattutto, consapevoli di aver fondato il loro consenso su aree elettorali contigue.

Con l’avvicinarsi delle elezioni nazionali, con queste premesse, è da ritenersi che lo scontro sarà ancora più feroce. Renzi non è mai stato nell’agenda di Napolitano. Il presidente è considerato da Grillo l’avversario numero uno, è finito nelle polemiche dal palco della manifestazione sulla difesa della Costituzione e ha sempre potuto contare su una leadership del Pd pronta a recepire le sue indicazioni. Se Renzi fosse eletto segretario sarebbe la prima novità: un leader del Pd autonomo dal Quirinale. E Grillo non sarebbe più l’unico a dire di no al Colle. Il “derby” tra Grillo e Renzi si giocherà davvero quando saranno costretti ad abbandonare il registro che hanno tenuto fino ad oggi. Se Renzi conquista il Pd, non potrà più essere contro tutto e tutti. Sarà lui il governo di un partito complesso, e gli sarà difficilissimo “cambiare verso”, perché sarà lui a dare il verso, molto difficile essere rottamatori, visto che molti rottamati salgono con questo congresso sul suo carro.

E allo stesso tempo, anche il piccolo scandalo dei finanziamenti in Emilia Romagna dice che persino il Movimento 5 stelle, una volta entrato dentro il Palazzo, non può limitarsi a gridare la sua diversità e a scalare il tetto di Montecitorio. Quando questo accadrà, allora, potrebbe anche accadere che dinanzi a future posizioni estreme, come accaduto nel caso della polemica su Baudo, i sostenitori più aperti al dialogo di entrambi i leader puntino i piedi per terra alla ricerca di soluzioni più concilianti e che facciano “cambiare verso” non solo all’Italia, ma anche a chi sarà chiamato, probabilmente, a governarla.

[Foto: Le Formiche]

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