Cibo virtuale: fra innovazione e tradizione

Nutrirsi è uno dei bisogni primari dell’uomo. È quel bisogno che ci ha spinto a migrare e spostarci alla ricerca di cibo in tempi remoti, per poi farci diventare allevatori e agricoltori sedimentari.

Il cibo però non è solo un qualcosa di cui abbiamo necessità. Noi quando mangiamo siamo spesso in compagnia. Mangiare è quindi un momento importante per la socializzazione e l’interazione con gli altri, un momento di condivisione e gioia che rafforza i legami sociali.

Le prime esperienze sensoriali che si fanno da bambini sono proprio legate al cibo. Lo odoriamo, lo tocchiamo, ci giochiamo, insomma è per noi importante capire ciò che stiamo per mettere in bocca e le sue caratteristiche.

Secondo un gruppo di ricercatori della National University of Singapore guidati dal professor Nimesha Ranasinghe in un futuro forse neanche troppo lontano il cibo potrà essere virtuale. O, meglio, grazie alla messa a punto di una nuova tecnologia si potrà essere in grado di controllare le primarie sensazioni del gusto grazie a degli elettrodi collegati alla lingua.

Niente più piatti sporchi da lavare o da far lavare alla lavastoviglie, niente più grassi, zuccheri o calorie.

È ovviamente ancora una tecnica in fase di sviluppo, capace però di simulare tre su quattro (manca il dolce) delle principali percezioni: salato, amaro e acido. Queste tre percezioni sono generate grazie alla sollecitazione elettrica, mentre il gusto di menta, lo speziato e il dolce, percezioni ancora minime e che con i successivi test si cercherà di aumentare, vengono prodotte tramite la variazione di temperatura.

L’esperimento utilizza due tipi di macchinari: un sistema di controllo e un’interfaccia. Il primo è una sorta di telecomando che può modificare la magnitudine della corrente(dai 20 ai 200 Ampere), la frequenza(dai 50 ai 200 Hertz) e la temperatura(dai 20° ai 35°). La seconda invece è simile ad una chiave usb e ha la funzione di trasmettere gli input alle papille gustative, fornendo loro energia, raffreddandole o riscaldandole. Questo dispositivo è stato presentato nel mese di ottobre a Barcellona durante l’ACM Multimedia Conference.

Lo stesso team non solo è riuscito a mettere a punto questo sofisticato e particolare meccanismo, ma è andato oltre. Con i nuovi protocolli Taste Over IP e TasteXML è stato infatti possibile sfruttare i canali di comunicazione digitali per inviare messaggi non più di testo, ma di “gusto”.

Le potenzialità di queste due innovazioni sono tantissime: poter assaggiare direttamente dalla televisione o dal proprio computer il cibo, ma anche, in campo medico, poter rendere più intensi i sapori di cibi e bevande per coloro i quali sono sottoposti a chemioterapia, oppure dare ai diabetici la possibilità di gustare lo zucchero senza aumentare il livello di glucosio nel sangue. Quest’ultimo è lo scopo del “lollipop virtuale” creato dallo stesso team di Singapore e accolto con entusiasmo da Jennifer Cornish, della Macquarie University di Sydney che alla rivista New Scientist ha dichiarato come questo dispositivo consentirà di ridurre la dipendenza psicologica dell’assunzione di zuccheri.

Non mancano però i punti di debolezza. Non solo il fatto di non riuscire a riprodurre perfettamente il gusto del dolce, ma anche il fatto che le sensazioni spesso sono soggettive, non tutti le avvertono allo stesso modo e il piacere di mangiare non si riduce al sapore. Ci sono anche gli odori, il colore, la consistenza, gli aromi.

Nessuna presunzione da parte del capo-team: sostituire il cibo reale sarebbe secondo lui una cosa da pazzi. Il suo unico scopo è quello di “riuscire a controllare il sapore digitale, ricreare l’aroma del cibo, per migliorare la qualità della vita, nient’altro.”

E meno male che è un ingegnere con i piedi per terra. Perché pensare all’uomo senza il cibo sarebbe come pensare ad un gatto senza il topo, a Topolino senza Minnie, a Barack Obama senza Michelle. Impossibile.

Fonte:
nimesha.info

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