Lettera aperta agli instagrammatori seriali di cibo

Gli instagrammatori seriali di cibo li riconosci subito. Iniziano a scattare foto già dal menu. Magari anche solo per chiedere consiglio ai loro “seguaci”: “Che ne dite, pappardella o gnocchetto?“.

Ecco, io da epicurea quale sono, preferisco scattare foto al piatto vuoto. O a qualcuna delle mie creazioni culinarie: pizza con crosta ripiena, tortelli fatti in casa, risotto ricetta segreta. Ma sono sempre più le persone che alla forchetta preferiscono la macchinetta, lo smartphone. E guai a dimenticarsi di scattare una foto prima del primo boccone! Per questo oggi vorrei dedicare lo spazio dell’editoriale per scrivere a tutti voi, instagrammatori seriali di cibi e cibarie. A voi che per godervi la vita dovete prima farla passare dal filtro Hefe o EarlyBird. A voi che un piatto è buono, più buono, solo se condiviso con la rete. A voi che, all’ora di cena, e pure di pranzo, sapete come farvi amabilmente odiare con i vostri scatti.

Tanto per la cronaca, così che siate coscienti del fatto che la scienza mi è complice, un recente studio condotto dalla Brigham Young University dimostra che scattare foto prima di mangiare potrebbe “farci male”. Tradotto: possa farci diventare inappetenti. Proprio così. I professori Ryan Elder e Jeff Larson hanno chiesto a 232 persone di guardare e dare un voto a immagini di cibi, sia dolci sia salati. Alla metà dell’audience sono stati mostrati dolci, pasticcini, cioccolata; all’altra, cibi salati come patatine fritte e pretzel, per un totale di 60 foto a gruppo. Dopo questa rassegna fotografica, ai partecipanti sono state offerte delle arachidi. Be’, non ci crederete – o forse sì -: chi prima era stato bombardato da immagini di cibi salati, le sue arachidi se le è godute molto meno rispetto agli altri (gruppo dolce).

Ryan Elder sostiene che il motivo di questo comportamento sia dovuto a una sorta di “senso di noia” che ci colpisce. Quando guardiamo diverse immagini di cibi, in parte abbiamo provato l’esperienza di assaporarli e, quando arriva il momento di mangiare, ci sentiamo già sazi. C’è da dire che un altro studio, condotto dall’Università del Minnesota e dall’Harvard Business School e pubblicato ad agosto, afferma l’esatto contrario: certe pratiche pre-pasto (come guardare/scattare foto ai cibi) ci fanno mangiare di più perché ci rendono più partecipi dell’esperienza culinaria.

Quello che vi chiedo io in questa sede, a prescindere da studi, ricerche, benchmark, analisi, white paper, e-book, magazine, riviste… Dicevo, quello che vi chiedo è di guardare meno attraverso uno zoom ottico e più con gli occhi. E, soprattutto, di fotografare meno carbonare e più capolavori, città d’arte, sorrisi di bambini. Dite che è possibile?

Fonte: sltrib.com

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