Dal “ti vuoi mettere con me?” ai social. Come cambia la seduzione

Ti vuoi mettere con me?”, questa la frase compariva un po’ dappertutto: su bigliettini accartocciati, sui muri della scuola, sui quaderni. Quella richiesta a volte attesa, altre temuta, altre ancora derisa. Quella che, chiunque fosse il destinatario, faceva battere forte il cuore, faceva sentire importanti e desiderati per tutto il giorno.

Oggi la questione si è fatta meno immediata e coraggiosa. Tra smartphone e social network, basta un clic per consultare la vita, sulle varie piattaforme, della persona che ci interessa. La vita “mostrata”, da filtrare e leggere tra le righe.

A prescindere dal mezzo utilizzato, i maschietti, storici predatori, sin dalla tenera età si dilettano nell’affinare quelle tecniche seduttive che gli garantiranno una salda e leggendaria reputazione.

Ed ecco, nei primi anni di scuola, che dopo una selezione accurata, i cuccioli di uomo eleggono la ragazzina più carina della classe e danno il via alla prima sana competizione della loro vita, in fatto di donne, cercando di conquistarsela come fosse un giocattolo rubato. E tutti i regalini, le attenzioni, i complimenti si spera le facciano scrivere quella tanto agognata crocetta sul “sì”. Lo stesso che la più carina della classe avrà già promesso al ragazzino della classe accanto.

Perché l’uomo zerbino, quello che sembra non avere altra ragione di vita che lei, quello insomma, non piace per niente. Apre solo la strada al belloccio sicuro di sé. Le cose semplici non sono fatte per le donne. A loro piace giocare, tirarsi indietro per poi lanciare altri segnali.

Ma crescendo l’uomo, inconsapevole, diventa frettoloso, perde l’attenzione, l’eleganza dell’arte del corteggiamento e sopraffatto dalla tempesta ormonale della pubertà, si trasforma in un toro da monta. Vede rosso in ogni gonna e parte alla riscossa, finendo quasi sempre in bianco. Pochi sono gli esemplari che si distinguono, quasi sempre con una rigorosa educazione e la riga a lato.

L’uomo-toro però impara. Impara da quegli anni di impetuosità e trova una mediazione, un valido compromesso. Si avvicina alle donzelle non più come un toro, ma piuttosto come un ragno, che dispensa cocktail come fossero il bozzolo recato in dono alla femmina della specie. E sulla scia di pensiero del “do ut des“, pronunciano qualche frase che li farà tornare a casa soli. Sì perché mentre rimorchiano pensano già a come finirà la serata. O a come vorrebbero che finisse. Rendono palese il fatto di non voler creare alcuna base affettiva, come se non fossero stati creati anche per questo.

E quando cadono nella morsa della donna che gli farà battere il cuore, se pensanti e rispettosi, da veri gentiluomini, le saranno devoti.

Dunque non c’è un’evoluzione, c’è solo una somma di tentativi e di espedienti naturali nelle tecniche seduttive degli uomini. C’è solo una reazione biologica, sostenuta ben poco dal raziocinio.

Perché in fondo una donna si conquista, solo se lei stessa vuole essere conquistata.

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