Per chi ha perso lo spirito natalizio arriva in soccorso il libro di John Fante

Quel che abbiamo letto di più bello
lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara.
Ed è a una persona cara che subito ne parleremo.
Forse proprio perché la peculiarità del sentimento,
come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.
Amare vuol dire, in ultima analisi,
far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.
E queste preferenze condivise popolano l’invisibile cittadella della nostra libertà.
Noi siamo abitati da libri e da amici

(Daniel Pennac, da Come un romanzo)

Regalare un libro è una cosa serissima e per nulla semplice, presuppone la condivisione di una parte molto intima di colui fa il regalo, quella che riguarda il terreno dell’immaginazione che niente come la lettura riesce a stimolare. La scelta del libro presuppone inoltre una conoscenza profonda della persona cui lo si vuole regalare, sempre perché andrà a toccare delle corde molto sensibili e poco evidenti.

Regalare un libro, come scrive Pennac, è quindi un gesto d’amore, e proprio ora che si avvicina il Natale è il periodo perfetto per compiere un tale gesto per le persone care. Ma come scegliere il libro perfetto per l’occasione e per chi scarterà il pacchetto sotto l’albero? Si può scegliere, per stupire, un libro uscito da poco o si può scavare nella storia della letteratura, o della propria memoria letteraria, alla ricerca del libro adatto.

Il libro sotto l’albero che vi proponiamo oggi risale al 1938 ed è Aspetta primavera Bandini (Wait Until Spring, Bandini), l’opera prima dello scrittore italo-americano John Fante nonché primo capitolo della saga dedicata ad Arturo Bandini cui sono seguiti La strada per Los Angeles, il più famoso Chiedi alla polvere e Sogni di Bunker Hill.

“Pensavano tutti e tre la stessa cosa: sarebbe stato un Natale schifoso, e Arturo lo odiava perché dimenticava di essere povero, se solo non glielo ricordavano: ogni Natale era uguale, sempre triste, sempre a star lì a desiderare cose a cui non pensava mai, per vedersele sempre negate”
Il Natale non è un periodo felice per tutti, sicuramente non lo è per Arturo Bandini, il protagonista di Aspetta primavera Bandini, quattordicenne figlio di immigrati italiani in Colorado, insofferente della sua condizione di diverso perché povero e perché figlio di stranieri, che preferirebbe chiamarsi John invece che Arturo, innamorato e non ricambiato della compagna Rosa, italiana anche lei, amante del baseball e della cultura americana.

Il titolo ci fa subito capire il periodo dell’anno in cui è ambientata la storia: l’inverno, ma non è un inverno caratterizzato dal clima festoso e pre-natalizio, bensì un inverno duro e rigido. Il Natale per la famiglia Bandini significa ribadire la propria povertà e differenza di classe rispetto alle altre famiglie ed equivale ad assenza di lavoro per Svevo, il burbero capofamiglia, fedifrago e bevitore, e all’impossibilità di fare un regalo adeguato ai suoi figli. Tutto il libro è incentrato sull’attesa della primavera: Svevo e Arturo la aspettano con ansia, il primo per poter tornare a lavorare, il secondo per ricominciare a giocare a baseball.

Sotto l’apparente cinismo spunta però anche la tenerezza di un’atmosfera familiare non edulcorata, ma profondamente realistica, incarnata da Maria, madre devota e cagionevole, e dai desideri del piccolo Arturo, alter ego di Fante e simbolo delle sue umili origini, il quale, riguardo questo libro ha scritto: “Di una cosa sono sicuro: tutta la gente della mia vita di scrittore,tutti i miei personaggi si ritrovano in questa mia prima opera. Di me non c’è più niente, solo il ricordo di vecchie camere da letto, e il ciabattare di mia madre verso la cucina”.

Questo libro è consigliato come regalo ai “Grinch” che non partecipano al tradizionale spirito natalizio, ma che in fondo si sicoglie nel ricordare “il fantasma dei natali passati” in famiglia a chi si trova in un paese lontano e, come la famiglia Bandini, sente la nostalgia di casa e a chi ama le saghe perché soffre ogni volta che arriva all’ultima pagina di un libro.
Come scrive Niccolò Ammaniti nella sua prefazione, Fante è riuscito a “raccontare un piccolo mondo familiare, un paesino striminzito dal freddo con la stessa grandezza con cui Omero narrava le gesta dei greci e dei Troiani”.

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