Un finto interprete per non udenti ai funerali di Madiba

Nel film Prova a prendermi, Leonardo Di Caprio interpreta un ragazzo che prima di compiere 19 anni scappa di casa e riesce, lavorando da falsario, a guadagnare milioni di dollari fingendosi nell’ordine pilota della Pan American World Airways, medico in Georgia e laureato all’Università di Berkeley. Neanche al genio di Spielberg sarebbe, però, venuto in mente quello che è riuscito a realizzare quest’uomo che, durante i funerali di Mandela, si è finto L’interprete che avrebbe permesso ai non udenti di seguire l’evento.

L’uomo, abito scuro, cravatta e badge ufficiale, è apparso accanto a numerosi leader, compreso Barack Obama, ma si è rivelato essere un impostore. Secondo Bruno Druchen, direttore dell’organizzazione: “Gesticolava a caso e i gesti non avevano alcun significato“.

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I tanti non udenti che hanno assistito ai funerali di Madiba hanno subito capito che l’uomo non stava interpretando nel linguaggio dei segni le parole dei grandi della Terra. La conferma è arrivata dalla Deaf Federation of South Africa, l’associazione sudafricana per i sordomuti e dalla parlamentare del Sudafrica Wilma Newhoudt, anche lei non udente, che avrebbe spiegato che nulla di quando hanno riferito i vari Capi di Stato nel loro omaggio a Madiba è stato recepito. Mentre Barack Obama parlava allo stadio di Soweto accanto al falso traduttore, Wilma twittava furiosa: “Quel tizio si inventa i segni, cacciatelo subito“. E invece è andato avanti a “non tradurre”, muovendo la testa e tenendo spesso le mani ferme. La Newhoudt, prima deputata non udente sudafricana, sostiene che quell’uomo lavora per l’Anc, il partito di governo, ma che con il linguaggio dei segni non saprebbe dire neanche grazie.

Lo scandalo del falso interprete, quindi, sarebbe già emerso nel corso delle celebrazioni, quando la Special Broadcasting Service (Sbs) australiana aveva raccolto la protesta di ascoltatori e rappresentanti delle associazioni dei non udenti, come Braam Jordaan, membro della sezione giovanile della World federation of the Deaf, che ha smascherato fin da subito l’impostore: “Ero davvero sconvolto e umiliato dall’interprete misterioso che avrebbe dovuto tradurre quello che diceva Barack Obama, il presidente degli Stati Uniti d’America“.

Per l’insegnante Francois Deysal nella comunità dei sordi è uno sconosciuto, però lo conoscono all’Anc: pare abbia già lavorato al grande congresso dell’anno scorso che ha sancito la conferma di Jacob Zuma alla testa del partito che fu di Mandela.

Un “raccomandato” insomma, ma non il primo caso di interprete ciarlatano. Indimenticabile il traduttore del giocatore Nakata, l’ex calciatore di Perugia e Roma, che inventava palesemente parole e suoni, imitando un italiano, addirittura meno comprensibile del giapponese.

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Nella bara semiaperta Mandela indossava una delle sue famose camicie. Il volto appariva sereno, diverso da quello disgustato di quando leggeva i giornali, come racconta Vernon Harris della Fondazione Mandela. La storia del falso interprete, piazzato lì proprio da quello che un tempo è stato il suo partito, che ha combattuto contro l’apartheid, le discriminazioni, la povertà e che ora si preoccupa di trovare un posticino remunerato ad un sodale, lo avrebbe fatto andare su tutte le furie.

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