Pressione fiscale ai massimi storici in Italia, allarme Ocse

L’Italia è ancora un volta uno dei fanalini di coda dell’Unione Europea, in questo caso per il rapporto tra PIL e pressione fiscale, seguita solo da Ungheria e Grecia. Sono i dati che emergono da una ricerca Ocse relativa al biennio 2011/2012.

Nel Bel Pese, tra il 2011 e il 2012, la pressione fiscale è ulteriormente salita dell’1,4%, un dato record se pensiamo che era già tra i valori più alti nella classifica dei paesi membri dell’organizzazione parigina. Peggio solo l’Ungheria, con un incremento dell’1,8%, e la Grecia, dove la pressione fiscale è salita di 1,6 punti percentuali. Dati che come sempre indicano una situazione difficile, ma che vanno interpretati poiché, se da un lato ai cittadini viene richiesto di restituire praticamente la metà dei soldi che dichiarano di guadagnare, questo significa anche che i governi di tutta Europa stanno cercando soluzioni per far fronte alla crisi economica, aumentando la quantità di denaro a disposizione per dare spazio a tutte le manovre necessarie per far ripartire il Paese.

In Europa l’Italia non è la sola a dover affrontare pressioni fiscali da capogiro. Anche in paesi come Finlandia, Norvegia, Danimarca e Belgio, il fisco incide fortemente, ma si tratta di paesi che hanno anche la fama di restituire ciò che i cittadini danno, sotto forma di servizi di prim’ordine, come un sistema sanitario gratuito, una rete di trasporti efficiente e una grande quantità di sovvenzioni alle scuole.

Quello che in Italia lascia l’amaro in bocca, inoltre, è il fatto che non sia ancora stata attuata una seria politica contro l’evasione fiscale, piaga che sembra ormai incurabile e che sottrae allo Stato una quantità di soldi incredibile.

Rimane quindi una domanda: per quanto i cittadini italiani, secondo gli ultimi dati già a rischio povertà, o i pensionati riusciranno a sostenere questa situazione?

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