Punto su di te: la nuova campagna shock contro la violenza sulle donne

Geniale, innovativa e soprattutto di forte impatto. Queste le parole per descrivere la nuova campagna pubblicitaria contro la violenza sulle donne, ideata da Pubblicità Progresso e presentata a Milano nel corso della nona Conferenza Internazionale della Comunicazione.

Punto su di te”, che arriverà a gennaio nelle fermate degli autobus d’Italia, si è prefissata l’obiettivo di smuovere le coscienze, facendo discutere e sollevando critiche dovute al concept delle immagini utilizzate. Le immagini dei manifesti ritraggono una ragazza che pronuncia una frase dentro un fumetto, come ad esempio: “Dopo gli studi mi piacerebbe…” oppure “Vorrei che mio marito…” “Quando cammino per strada mi piacerebbe…”, lasciando uno spazio. Frasi di vita, semplici, che ci sono passate per la testa, almeno una volta, desideri inespressi. Purtroppo lo spazio bianco è stato utilizzato dai vandali, che hanno riempito i manifesti con frasi sessiste e discriminatorie.

Questo l’intento della campagna: cogliere di sorpresa, evidenziando il vero problema che incombe sulla nostra società, l’ignoranza, che alimenta la violenza sulle donne e la discriminazione sessuale sul lavoro, in famiglia, nella vita di coppia. Il vero problema è educativo e culturale. È una trappola per tutti quegli uomini violenti e misogini, che hanno completato le frasi sui muri, in sole 48 ore, dimostrando i loro istinti peggiori, con insulti e minacce. Il tutto è documentato e alla vista dei passanti, proprio per sottolineare che il problema c’è ed è reale, ed è insito in questi uomini. Alcune immagini sono state censurate dalla campagna ufficiale, a causa degli insulti fin troppo volgari. Nei manifesti che arriveranno, gli insulti saranno coperti con il logo della campagna, campagna che propone di segnalare, sul sito web di Punto su di te, le offese e i contenuti violenti sui muri.

Era il nostro obiettivo – spiega Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso – far capire che la discriminazione è ancora diffusa e radicata nella fascia media della popolazione, che è poi quella che deve cambiare testa rispetto al problema”. La semiologa Giovanna Cosenza ha commentato in questo modo : “La campagna vuole dirci: Guarda lo schifo in cui le donne devono vivere. Ma in realtà ripropone, per l’ennesima volta, un rituale di degradazione delle donne”.

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Per tutte le informazioni si può consultare il sito web, che conterrà tante idee, informazioni su iniziative, spettacoli, libri e soprattutto link a servizi di aiuto per le donne e ai centri anti-violenza. Inoltre tra le tante attività è previsto un bando di concorso per la creazione di una canzone, che sarà destinata a diventare la colonna sonora di tutta la campagna della durata di due anni. Questa canzone dovrà valorizzare la diversità e i vantaggi che si possono ottenere con la parità dei sessi. A questo progetto musicale parteciperanno nel 2014 voci importanti della scena musicale, e il ricavato del concerto sarà destinato a bore di studio per giovani studentesse.

Il claim della campagna chiede “In Italia esistono ancora pregiudizi sulle donne?”. Vedendo tutto questo la risposta purtroppo è sì. Le donne non possono esprimersi al 100%, perché sempre etichettate in base a banali – e tristi – cliché. Non si possono certo cambiare stereotipi ben radicati con un spot, ma si può dare un messaggio, quello di identificare il problema, conoscerlo e infine, combatterlo.

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