Adozioni internazionali, italiani bloccati in Congo

Dopo le notizie secondo cui alcuni bambini sarebbero stati abbondonati dai genitori adottivi o venduti a coppie omosessuali, il governo congolese aveva deciso di bloccare le procedure di adozione internazionale. Nonostante le proteste dei governi occidentali e nonostante si trovino in Congo ancora 26 coppie con 32 bambini, le cui adozioni sono già state formalizzate, i genitori adottivi non possono lasciare lo stato africano, mentre il visto degli italiani si avvicina alla scadenza. All’ambasciatore italiano, il ministro dell’Interno del Congo Richard Muyej Mangez ieri ha comunicato che per alcune coppie il visto è già stato prorogato, per le altre verrà fatta una valutazione caso per caso.

Le notizie preoccupanti su cui il Congo vuole vederci chiaro sono emerse da un rapporto del 25 settembre scorso, diffuso dal Dipartimento per l’Emigrazione congolese, in cui si anticipava alle ambasciate la prossima sospensione delle adozioni dopo le voci relative a un traffico criminale di bambini. Secondo i dati del Dipartimento per l’Emigrazione, tra il 2009 e il 2013 più di mille bambini congolesi sono stati adottati da famiglie provenienti da 15 diversi Paesi.

L’ambasciatore congolese in Italia, Albert Tshiseleka Felha è stato convocato nei giorni scorsi dalla nostra ministra degli esteri Emma Bonino, che ha espresso la preoccupazione per le famiglie italiane attualmente in Congo, impossibilitate a ripartire con i bambini adottati per via della sospensione. Ma la Bonino ha anche denunciato il mancato rispetto di alcuni accordi verbali raggiunti a novembre tra le autorità congolesi e la ministra dell’integrazione Cecile Kyenge.

Le 24 famiglie italiane che si sono recate a novembre nel Paese africano per portare a casa i bambini adottati hanno trascorso il Natale a Kinshasa, aspettando che si risolva la situazione che blocca il loro rientro in Italia con i figli. Intanto dovrebbe essere arrivata nella capitale congolese una delegazione italiana ad alto livello, per incontrare le autorità congolesi e cercare di sbloccare l’impasse, ma alle famiglie non è stato ancora riferito nulla.

Lo spiraglio che uno dei padri bloccati in Congo ha dichiarato di intravedere è rappresentato dalla telefonata fatta ieri dal premier Letta al suo omologo congolese Augustin Matata. Telefonata nella quale il primo ministro del paese africano ha espresso l’intenzione di rivedere e risolvere il prima possibile almeno i casi italiani.

Bisogna sottolineare inoltre che le irregolarità riguardano coppie nordamericane, risultate poi omosessuali o monoparentali, e almeno un caso di maltrattamenti è arrivato dal Libano a danno di un piccolo congolese adottato in quel Paese.

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