CICLISMO- Di Luca, intervista-shock alle Iene: ‘Si dopano tutti’

Un anno fa Lance Armstrong rilasciò la famosa intervista a Oprah Winfrey in cui ammise di essersi dopato e parlò di un sistema. Oggi, in casa nostra, Danilo Di Luca sceglie il programma tv Le Iene per raccontare il suo rapporto con il doping e sparare a zero sul mondo del ciclismo.

RECIDIVO – Di Luca è stato radiato lo scorso dicembre: il Tribunale Nazionale Antidoping lo ha squalificato a vita per essere risultato positivo all’Epo a un controllo effettuato il 29 aprile 2013. Poiché è recidivo,terza positività, è stata applicata la pena più pesante.
Il ciclista abruzzese, infatti, era stato squalificato la prima volta per tre mesi nel 2007 in seguito al suo coinvolgimento nell’inchiesta Oil for drug, poi nel 2009, durante il giro d’Italia, venne trovato positivo al CERA ai controlli effettuati al termine di due tappe, nel 2010 il Tribunale antidoping lo condannò a due anni di squalifica, poi lo scorso maggio, durante il Giro 2013, sono arrivati i risultati del test di aprile con una nuova positività all’Epo.

L’INTERVISTA – Nell’intervista che sarà trasmessa questa sera durante la puntata de Le Iene Show su Italia 1 che inizierà dopo le ore 21, Danilo Di Luca si confessa, ammette che la prima volta che ha usato il doping non si è nemmeno sentito in colpa, ma semplicemente si è sentito “come gli altri”. Ha iniziato a doparsi perché non vinceva più e vedeva gli altri vincere perché usavano sostanze proibite.
Di Luca racconta di essersi informato consultando dei medici che gli hanno dato dei consigli sul doping, poi, per trovare le sostanze, ci è riuscito “tramite l’ambiente del ciclismo”. Alcune delle affermazioni di Di Luca sono inquietanti, per esempio quando dice: “L’antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti
O quando afferma che secondo lui il 90% dei ciclisti che partecipano al Giro d’Italia si dopa e l’altro 10% non lo fa perché non è interessato a vincere e prende parte alla gara solo per prepararne delle altre.
Poi aggiunge: “È impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D’Italia”.

E quando Le Iene gli chiedono se si può dire che qualsiasi ciclista vincente non può non aver fatto uso di doping lui risponde: “Almeno una volta credo proprio di sì” E poi ancora: “Il doping c’è e ci sarà sempre. E che comunque per fare sport ad alto livello bisogna aiutarsi

ARMSTRONG – Su Armstrong, che quando Di Luca venne trovato positivo la prima volta, gli diede dello stupido, l’ormai ex ciclista abruzzese dice: “Io Armstrong lo conosco: ha vinto 7 Tour De France e li avrebbe vinti comunque, anche senza doping. Anche lui si è adeguato”. E alla domanda se conosce qualche ciclista che non si è mai dopato lui risponde che no, non ne ha mai conosciuto uno pulito. Ha anche detto che spesso i ciclisti parlano di doping tra loro anche durante le gare, perché durano 5-6 ore e si chiacchiera parecchio.

COMBINE – Ma non basta, perché Di Luca non si ferma al doping e parla anche di combine: “Magari c’è un finale di gara con cinque corridori, c’è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra: ‘Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta” e anche da questo punto di vista ammette di aver ricevuto delle proposte di questo tipo, di averle accettate e di essere stato pagato.
Infine, dice che il ciclismo senza doping potrebbe esistere perché i valori in campo sarebbero gli stessi, ma secondo lui non esisterà mai, perciò la soluzione migliore sarebbe di liberalizzarlo, anche se sa che non sarà fatto.
Insomma, Di Luca, esattamente come Armstrong, afferma che nel ciclismo c’è un sistema di doping e tutti i corridori ne fanno parte. Lo dice perché lui è stato beccato o perché è vero? E i test antidoping, visto che sono stati potenziati nell’ultima decade, a che cosa servono?

NIBALI– Nibali, intervistato dalla Gazzetta all’arrivo della tappa dell’8° Tour de San Luis in Argentina e informato delle dichiarazioni di Di Luca si è espresso con un duro commento: “Danilo è alla frutta. Mi viene da pensare che sia diventato celebroleso“.

Altri particolari raccapriccianti dell’intervista-shock del Killer di Spoltore emergeranno stasera durante la diretta di Italia1. Killer un soprannome che calza benissimo per la persona a cui è rivolto: un atleta, che prima di essere atleta dovrebbe essere uno sportivo e prima di uno sportivo un vero uomo, che ha barato in tutti i modi possibili per costruirsi una personalità e una carriera sgretolatasi poi con e sulle sue stesse mani.
Il ciclismo e tutti gli sportivi italiani sono arcistufi degli scandali che siano essi di doping, calcio-scommesse, illeciti sportivi, etc..
Ma alla resa dei conti, a “discolpare” in parte lo sport da questi fattacci è la consapevolezza che è la società in cui viviamo ad essere “malata” e compromessa a richiedere sempre il massimo della performatività, il ‘se non vai forte, non servi‘ che per un attimo di gloria, può compromettere una vita intera.

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