Incendio Prato, parenti vittime attendono giustizia in un capannone

I quattordici parenti dei sette operai cinesi, morti per un incendio in un “pronto-moda” a Prato lo scorso primo dicembre, chiedono giustizia.

Dopo essere stati sfrattati da un appartamento si sono accampati in un capannone di periferia, fuori dal quale hanno affisso degli striscioni in cui chiedono giustizia al proprietario della ditta, una donna cinese magicamente scomparsa nel nulla.
Lo sfratto è avvenuto sabato 25 gennaio, ma non è chiaro il reale motivo. Alcuni giornali che hanno divulgato per primi la notizia parlano di un affitto troppo salato, altri invece parlano di lamentele da parte del vicinato. La versione più probabile è che il proprietario sapeva di aver affittato l’abitazione ad una sola persona e non a quattordici.

La scelta di queste persone di occupare adesso il capannone testimonia la rabbia implacabile per aver perso parte della loro famiglia in quel maledetto incendio in via Toscana.

Alcuni dei familiari delle vittime hanno seri problemi economici e, soprattutto per questo, sperano in un risarcimento.
Proprio a causa di questo disagio, dopo due mesi dall’accaduto, ancora non vengono svolte le esequie di sei operai, solo uno di loro è stato cremato.

La Giunta regionale toscana ha approvato un piano straordinario per assumere cinquanta tecnici della prevenzione e sicurezza, accompagnati da mediatori linguistici cinesi, con l’intento di svolgere accurati controlli nei capannoni e nei dormitori di Prato.
A questo proposito il Presidente della Regione, Enrico Rossi, afferma “rigireremo come un calzino tutti i capannoni di Prato. Queste persone devono poter lavorare e dormire in totale sicurezza. Chiederemo il rispetto della legge e il diritto dei lavoratori, a costo di costringere i proprietari dei capannoni e dei dormitori a mettere in sicurezza le loro strutture.
Il piano prevede anche altri cinquanta tecnici della prevenzione, per poter effettuare eventuali controlli nel resto del territorio toscano.

La perdita dei loro cari non potrà mai essere colmata, attendiamo di poter almeno permettere ai familiari delle vittime di continuare a vivere in modo dignitoso.

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