‘Piuttosto che’, l’uso errato strappa risate in TV

Le lingue sono in continua evoluzione e così anche la nostra. L’italiano nel corso degli anni si è allargato e si è contratto, spesso ha modificato le sue regole e ancora oggi questi cambiamenti continuano inevitabilmente. Capita spesso che nella lingua parlata si diffondano fenomeni che non vengono graditi dai linguisti (perché vanno contro le regole della grammatica), ma che sono accettati facilmente dai parlanti, quasi fosse una moda da seguire.

Uno di questi fenomeni che sta letteralmente spopolando è il nuovo utilizzo del “piuttosto che”. Alla congiunzione avversativa (o comparativa) da alcuni anni è stato affibbiato un nuovo significato. A chi non è capitato di leggerlo o sentirlo come se avesse valore di una congiunzione disgiuntiva? L’epidemia è iniziata nella lingua parlata in nord Italia e poi si è spostata in tutta la penisola, infettando grandi e piccoli, dotti e meno dotti fino ad arrivare ai media.

Persino alcuni nomi noti si sono fatti trascinare dal nuovo uso del “piuttosto che”, basti pensare a quanto è stato detto al Tg3 del lontano 22 gennaio 2002 da Gino Strada: «di questo passo, saranno gli omosessuali piuttosto che i poveri piuttosto che i neri piuttosto che gli zingari ad essere perseguitati».

Alcuni comici hanno sfruttato questa diatriba tra autorità della linguistica e mode dilaganti per creare degli sketch. Uno dei video più divertenti è sicuramente quello di Carlotta Mazzoncini andato in onda nel programma di Caterina Guzzanti La Prova dell’Otto. Durante la sua divertente apparizione la Mazzoncini ha spiegato che “il piuttosto che” «esprime una sola scelta, una sola simpatia, una sola preferenza. Non puoi dire “il sabato sera io vado in discoteca piuttosto che al baretto piuttosto che al bowling”. No! Devi scegliere o in discoteca o al baretto. Non puoi usarlo come fosse un elenco, mi spiace. Abbi corraggio e dillo “piuttosto che andare al baretto mi faccio prete”».

Un altro fenomeno dilagante è l’omissione in alcuni contesti dell’articolo determinativo o delle preposizioni articolate (questo accade soprattutto nel giovanilese). Esistono infatti, per dirla sempre con le parole di Carlotta Mazzoncini, «quelli che pensano di poter eliminare l’articolo determinativo e farla franca». «”Ci vediamo settimana prossima” non è italiano. L’articolo determinativo si riferisce a un sostantivo limitandone e specificandone il concetto, ha una funzione precisa, non è lì per una svista di Aldo Garzanti.

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