Marò, l’India rinuncia alla legge che prevede la pena di morte

Ennesimo rinvio ieri in India per il processo contro i Marò. Ma una buona notizia potrebbe derivare dall’intenzione della Corte di Nuova Delhi di rinunciare al ricorso alla legge antiterrorismo che, come ormai è noto, prevede la pena di morte. La notizia è stata riportata dall’ANSA anche se viene invocata cautela da parte dell’inviato del governo Staffan De Mistura L’irritazione e la sensazione di essere presi in giro continuano ad essere il leit motiv del caso Marò tanto che, sia il Presidente Napolitano che il Presidente Ue Barroso, hanno espresso il loro disaccordo nei giorni scorsi. Ma la notizia derivata dall’udienza di ieri potrebbe cambiare le carte in tavola. Di nuovo.

L’ultimatum: una settimana. Ecco il limite di tempo che il giudice della Suprema Corte ha concesso alla pubblica accusa: “[…] una settimana per presentare una soluzione sulle modalità di incriminazione dei marò” proprio riguardo alla legge anti-pirateria sulla quale molto si è discusso, soprattutto nel ricorso italiano presentato ieri.
Rimane comunque, dopo le notizie positive, l’amarezza di un trattamento al limite della decenza.

Sono venticinque i rinvii delle udienze. Ieri la seduta è durata una decina di minuti per essere rinviata a settimana prossima, al 10 febbraio 2014. L’inviato speciale del governo italiano De Mistura ha dichiarato: “La Pubblica accusa non può più giocare con i tempi. Abbiamo ricordato tramite il nostro avvocato che ci sono stati venticinque rinvii giudiziari senza un pezzo di carta“. È dal 2012 che si assiste a questo processo dalle mille sfaccettature, politiche, diplomatiche, internazionali, europee, indiane, di giustizia, di rispetto mancato, figuracce, prese di posizione e smentite. E ritardi, rinvii. E per Massimiliano Latorre e Salvatore Girone altro tempo perso, prigionieri di un caso più unico che raro. Certo, De Mistura ha precisato che è stato chiesto il rientro in Italia per i due marò, amara consolazione.

La signora ministro Emma Bonino ha fatto presente che: “[…] i marò erano in servizio e quindi non si può applicare la legge antiterrorismo” auspicando quanto prima una pubblicazione dei capi d’accusa.
Ecco quello che indigna davvero, oltre al trattamento diplomatico, la superficialità dello spreco di tempo che ha portato a un altro rinvio. Un’altra settimana.

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