Sochi 2014: tra medaglie e corruzione, a pagare sarà il popolo russo

Gli occhi degli amanti dello sport (e non solo) sono puntati sull’Olimpiade Invernale più discussa della storia, quella di Sochi, iniziata ieri con un’imponente e “romantica” cerimonia inaugurale. Già da molto tempo si parla di questi Giochi ma per motivazioni che esulano dal carattere prettamente sportivo della competizione, quali: discriminazione sessuale, uccisioni di cani randagi, attentati, lettere di minacce terroristiche. Come se non bastassero già tali argomenti ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica, è di pochi giorni fa la notizia che i preventivi per la realizzazione degli impianti sportivi risulterebbero falsati e che a pagare per tali investimenti non siano per la maggiore i privati, come “promesso” da Putin, bensì banche e società partecipate dallo Stato. Quindi, indirettamente i cittadini russi.

Il caso Sochi. Verità sommerse?
A far circolare la notizia è stato un oppositore al Cremlino, nonché attivissimo blogger russo, Alexei Navalny, il quale ha clamorosamente affermato che i privati hanno sborsato solo un misero 4% per la creazione di alcuni impianti e non il 60% come dichiarato dal comitato olimpico russo. Navalny ha spiegato che la parte maggiore dell’investimento è stata affrontata proprio dallo Stato, con i soldi dei contribuenti, e da società parastatali, arrivando ad una copertura totale del 90% dei costi. Il residuo 15% è stato versato in prestito alla restante parte di privati dalla banca per lo sviluppo (la Veb), manco a dirlo, banca statale. In fase di definizione di accordi economici, come se non bastasse, sono state inserite voci che hanno fatto sì che il preventivo si alzasse dai 3,3 miliardi di dollari iniziali, a ben 7 miliardi. Inutile dire che la cifra si alzerebbe di quasi 10 volte se prendessimo in considerazione anche gli interventi di “riqualificazione” nel territorio russo, anche questi sovvenzionati da prestiti delle banche di Stato.

Se fossero veri questi numeri si profilerebbe entro poco tempo una crisi economica di forte entità che coinvolgerebbe la Russia, che porterebbe ad un notevole aumento delle imposte per coprire dei buchi di bilancio statali. Senza contare che è elevatissimo il rischio che molte aziende, nate “casualmente” in occasione dei Giochi, possano fallire per l’impossibilità di restituire il denaro ricevuto dalla Veb. Ciò non potrebbe che aggravare ancor di più questa già pericolosa e controversa situazione. Navalny dà la colpa agli oligarchi corrotti, capaci di favoreggiare, in tempi non sospetti, determinati soggetti privati al fine di fargli vincere appalti ed ottenere le tanto ambite sovvenzioni dalle banche.

Grandi eventi sportivi, bilanci in chiaro-scuro
Il sistema dei grandi eventi internazionali sportivi non si smentisce nemmeno stavolta. I fallimenti ed i bilanci in rosso non si contano più: da Atene a Pechino, dal Portogallo al Sudafrica, gli unici ritorni avvenuti sono stati d’immagine (non per tutti i Paesi ospitanti), ma economicamente i vari organizzatori non hanno mai avuto riscontri positivi e i cittadini hanno tratto pochi reali benefici, derivanti dal turismo, in periodi ristretti. È indubbio che, per chi è al potere, la possibilità di avere l’attenzione dei media di tutto il mondo concentrata sul proprio Paese per diverse settimane risulti determinante al fine delle candidature ma, spesso, ci si dimentica delle reali e primarie esigenze della popolazione e del fatto che a pagare, gira e rigira, sono sempre i contribuenti. In Brasile se ne sono già accorti ed in occasione della scorsa Confederations Cup una buona fetta di popolazione ha manifestato contro il governo per l’aumento della spesa pubblica, dovuto ai prossimi campionati del mondo. La patria del calcio che non vuole i mondiali in casa propria, non dovrebbe bastare questo a farci riflettere sulla convenienza economica di una così prestigiosa manifestazione?

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