Schiavitú, i Caraibi chiedono un risarcimento alla Gran Bretagna

Correva l’anno 1833 e il parlamento inglese dichiarava illegale la schiavitù. Con il Great Reform Act quindi cadevano tutti quei diritti che gli inglesi si erano arrogati negli anni, sottomettendo i popoli nelle proprie colonie. È notizia di ieri che, dopo poco più di 180 anni, quelle regioni vittime della schiavitù prendono una decisione importante: quella di chiedere un risarcimento alla Gran Bretagna. Una vera coalizione costituita dagli Stati dei Caraibi, in tutto 14, che hanno intenzione di iniziare una vera e propria battaglia legale.

Secondo quanto aggiunto dal Sunday Telegraph, lo studio legale scelto dalla coalizione sarebbe quello londinese di Leigh Day non sconosciuto alle cronache. Infatti proprio lo studio legale in questione ha già avuto a che fare con una situazione simile, ottenendo dal governo del Regno Unito ben 20 milioni di sterline per la ribellione Mau Mau degli anni Cinquanta, durante la quale numerosi furono i kenyani torturati dai britannici. Potrebbe essere quindi una garanzia.

Ma le indiscrezioni vorrebbero anche altri colpevoli in via di giudizio. Francia e Olanda non possono dormire sonni tranquilli stando al Sunday Telegraph. Le dichiarazioni che provengono dalla Giamaica testimoniano una ferma volontà: «I colonizzatori britannici hanno deturpato i Caraibi […]. I loro discendenti devono ora pagare per quei danni». Le voci dei discendenti sono chiare insomma: «Gli inglesi hanno fatto un sacco si soldi qui». Un sacco di soldi sulle spalle dei loro antenati.

Il retaggio di coloro che impugnano la legge ora è qualcosa che non possiamo comprendere fino in fondo. Ma le storie che abbiamo studiato sui banchi di scuola nascondono persone che hanno a loro volta trasmesso quelle storie di generazione in generazione. I commenti all’articolo uscito ieri non si sono fatti attendere e il sarcasmo si spreca: «Sono tedesco e i miei antenati furono catturati dai Romani e spinti a combattere nei giochi dei gladiatori…Ordino che gli italiani mi risarciscano di un milione di dollari!». Siamo così sicuri che sia una questione da prendere alla leggera?

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