Da quando Baggio non gioca più non è più domenica

Da quando poco meno di dieci anni fa è uscito definitivamente da un campo di calcio, lo sport più bello del mondo ha perso un interprete eccezionale, un professionista serio, uno di quelli che manca a questo calcio ormai privo di contenuti. Roberto Baggio ha detto basta al calcio giocato il 16 maggio 2004 in uno dei teatri più belli, a San Siro con la maglia del Brescia. Per molti di noi, quel giorno ha significato la morte di un certo calcio con l’addio dell’ultimo campione che non ha mai diviso i tifosi, Baggio è Baggio e non si discute. Amato e stimato da tutti, non solo per le eccelse qualità tecniche ma anche per le straordinarie doti umane e per il suo forte temperamento. Ogni 18 febbraio rappresenta una nuova rinascita perché è il compleanno del “Divin Codino”.

Non è stato facile superare diversi infortuni, soprattutto alle martoriate ginocchia. È più facile recuperare quando hai 19 anni e una carriera ancora davanti ma la vera forza del campione si nota se a 35 anni compi un miracolo per recuperare da un’operazione al crociato per cercare di disputare un ultimo mondiale (poi negatogli ingiustamente dal Trap). La forza sta nel rispettare le decisioni dei mister, perché qualcuno non l’ha amato : Lippi lo ha praticamente messo alla porta alla Juventus ma anni dopo, il numero 10 ha permesso alla sua Inter di accedere alla Champions League. Arrigo Sacchi non stravedeva per il Codino ma nel 1994 il fuoriclasse azzurro portò praticamente da solo l’Italia in finale, persa amaramente ai rigori contro il Brasile. Nonostante i tantissimi gol realizzati nell’esperienza bolognese, neanche Renzo Ulivieri lo apprezzava totalmente.

L’unico italiano ad avere segnato in tre edizioni dei Mondiali: nel 1990 le notti magiche ci regalarono il magico duo Baggio-Schillaci che si perse sul più bello, nel 1994 come lui stesso ha affermato “ci ha tirati giù dall’aereo” e nel 1998 raddrizzò la partita inaugurale riuscendo a segnare un calcio di rigore al Cile, scacciando l’incubo di Pasadena.
Baggio nel mondo verrà ricordato non tanto per i successi conseguiti: ha vinto due scudetti (non da grandissimo protagonista), una Coppa Italia e una Coppa Uefa con la Juventus. Troppo poco per una campione tanto bravo quanto sfortunato, il più grande premio alla sua carriera è stato il pallone d’oro, ricevuto nel 1993 al termine di un annata strepitosa.

Ma il riconoscimento più grande glielo tributano ogni giorno i suoi tifosi, senza alcuna distinzione di fede calcistica: che siano supporters di Vicenza, Fiorentina, Juventus, Milan, Bologna, Inter, Brescia o qualsiasi altra squadra nel mondo, Roberto Baggio rimarrà nel cuore di qualsiasi appassionato di questo sport che per molti si è spento quel 16 maggio. Cesare Cremonini in una sua canzone scrive: “Da quando Baggio non gioca più non è più domenica” ma molti di noi desiderano che nasca un nuovo fuoriclasse del genere per rivivere tutto ciò che non si sono potuti gustare in quello splendido calcio.

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