M5S alla deriva tra Renzi e gli errori di Grillo

Dieci minuti e dodici secondi. Tanto è durato l’altro giorno il confronto tra Matteo Renzi e Beppe Grillo. Era il faccia a faccia tra quelli che forse attualmente sono i personaggi più carismatici della scena politica italiana, gli unici, o quasi, ancora capaci di infiammare i cuori degli elettori e conquistare un vasto seguito. Dopo le schermaglie a distanza a colpi di blog, tweet e post su Facebook, finalmente il primo scontro diretto, il momento della verità. Ma ripercorriamolo punto per punto.

Avvio positivo, poi lo scontro

L’inizio da parte di entrambi è incoraggiante, all’insegna della cordialità e della distensione. L’ex Rottamatore appare sereno e conciliante, ed esordisce chiarendo che non era sua intenzione proporre accordi vecchio stile. Grillo si dice spiazzato e si lascia andare a qualche battuta scherzosa, illudendoci che il clima dell’incontro sarebbe rimasto quello dell’avvio. In realtà sta solo prendendo tempo per preparare la sua offensiva verbale e Renzi ha appena il tempo di cominciare a esporre le sue proposte prima di essere interrotto. Il leader del M5S punta sull’attacco personale, screditando l’interlocutore in quanto tale e mettendo in discussione la sua credibilità, indipendentemente dalle idee. Tradotto: Renzi avrebbe potuto mettere sul tavolo anche il programma migliore del mondo, ma lui lo avrebbe ugualmente rifiutato. Trascorrono tre minuti di monologo grillino, poi il comico genovese concede (in teoria) all’ex sindaco di Firenze la possibilità di parlare. La tregua dura una manciata di secondi, perché Grillo riprende la sua invettiva. Rivendica i meriti del Movimento e accusa il segretario del Pd di avergli rubato molte proposte. Insiste sulla contrapposizione noi-loro, bene-male, onesti-corrotti. Passa un altro minuto e il leader M5S cambia di nuovo idea, rifiutandosi di dare la parola al suo avversario. Renzi fa in tempo ad accennare al superamento del Senato, delle province e del titolo quinto della Costituzione, viene ancora interrotto e contrattacca con l’ormai celebre «Esci da questo blog!». A quel punto ogni tentativo di mediazione fallisce e il faccia a faccia finisce.

Chiusura totale

La verità è che il leader M5S non aveva nessunissima intenzione di confrontarsi con l’uomo che oggi rappresenta il pericolo numero uno per il suo progetto politico. Sapeva di essere in diretta streaming, e se avesse dimostrato un’apertura anche parziale nei confronti del segretario del Pd avrebbe offerto al suo avversario un assist straordinario. L’ex Rottamatore sarebbe stato salutato come il messia della politica italiana, capace di convincere chiunque, persino i più acerrimi nemici, ad appoggiarlo. Tutti, compresi molti elettori grillini, sarebbero caduti ai suoi piedi. Non potendo andare contro la volontà degli iscritti che avevano votato perché il faccia a faccia avvenisse, il comico ha scelto un altro modo per boicottarlo: bloccare sul nascere ogni trattativa. Così, quando Renzi ha iniziato a elencare le sue proposte, è scattato l’attacco denigratorio.

Fuoco amico

Il problema è che optando per la strategia del muro contro muro, Grillo ha comunque aperto diverse crepe nel suo Movimento. I senatori, Lorenzo Battista, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana hanno pubblicamente espresso il proprio dissenso nei confronti della condotta del leader, e con loro diversi sostenitori dei Cinque Stelle. I volti e i nomi dei quattro parlamentari «ribelli» sono stati subito sottoposti al consueto lancio di insulti sul blog, ma più di qualche utente li ha difesi e ha attaccato il comico. «Anche io dissento sul tuo atteggiamento di ieri, posso comunque votare Cinque stelle o mi cacci?» scrive un simpatizzante. Una domanda che forse in questo momento si stanno facendo in tanti.

Gli errori di Grillo

Evitare il confronto, attaccare l’avversario sul piano personale, anziché replicare alle proposte con le proposte, mettere a tacere chi dice la sua, bollandolo come traditore e scatenandogli contro il web: tutti gravi errori strategici, oltre che aperte violazioni dei principi democratici. Sono errori perché danno a chi osserva dall’esterno l’immagine di una forza politica che invece di produrre idee diverse e discutere su di esse ne ha paura, alimentata esclusivamente dalla rabbia e dalla frustrazione generale che caratterizzano questa difficile fase storica. Agendo in questo modo Grillo si sta autocondannando alla sconfitta e prima se ne renderà conto, meglio sarà per il futuro del Movimento. Altrimenti i Cinque Stelle rischiano di trasformarsi in un covo di estremisti ricco di slogan ma povero di argomenti e con la stessa rapidità con la quale si sono affermati ripiomberanno nell’anonimato.

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