Governo, scoppia il caso Guidi: prima grana per Renzi

Nemmeno il tempo di giurare ed ecco la prima grana da risolvere per Matteo Renzi. Federica Guidi, neo ministro dello Sviluppo Economico con delega anche alle Comunicazioni, è già finita nell’occhio del ciclone a causa degli interessi dell’azienda di famiglia e del rapporto, a quanto pare piuttosto stretto, con Silvio Berlusconi.

Per quel delicato dicastero il premier voleva un’imprenditrice brillante, sui quarant’anni, dal nome conosciuto. E la Guidi, che ha battuto la concorrenza del direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, risponde perfettamente a queste caratteristiche. Il problema è che il padre, Guidalberto Guidi, è titolare della Ducati Energia, che ha numerose commesse pubbliche, nazionali ed estere, e che rifornisce diversi gruppi di cui lo Stato è ancora azionista di maggioranza: Enel, Poste e Ferrovie dello Stato. I settori in cui opera l’azienda sono energia elettrica, eolico, meccanica di precisione ed elettronica, gli stessi che competono al ministero dello Sviluppo Economico. Risulta evidente, quindi, il possibile conflitto di interessi.

Il primo atto del neo ministro dopo il giuramento è stato dare le dimissioni da tutte le cariche aziendali, ma potrebbe non bastare. Per Fassina, e non solo, «il potenziale conflitto di interessi è del tutto evidente». A decidere sarà comunque l’Antitrust, l’autorità di garanzia che in base alla legge Frattini ha il compito di vagliare la posizione dei membri del governo.

A far discutere, poi, è la delega alle Comunicazioni. Qui entra in gioco la vicinanza a Berlusconi i cui interessi economici, come è noto, si concentrano soprattutto in questo settore. Lunedì scorso il ministro, che ha sempre manifestato posizioni di stampo euroscettico e iperliberista, ha cenato ad Arcore assieme al padre e, ovviamente, al Cavaliere. L’ex premier in passato avrebbe fatto parecchi tentativi di candidarla nelle sue liste, proponendole anche il posto da vice all’interno di Forza Italia. Alla notizia della sua nomina allo Sviluppo Economico avrebbe commentato: «Abbiamo un ministro pur stando all’opposizione». Parole che non sono piaciute a molti e che, ancora prima del voto di fiducia del Parlamento, aprono il primo caso nel governo Renzi.

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