Marine Le Pen, la donna che fa tremare l’Europa

Alta, bionda, imponente e combattiva: ha sembianze femminili l’incubo che più tormenta in questi mesi i sonni degli europeisti. Arriva dalla Francia e si chiama Marine Le Pen.

La donna che ha riportato in auge il nazionalismo d’oltralpe, relegato ai margini nel Secondo Dopoguerra, ha 45 anni, una laurea in giurisprudenza, tre figli e due matrimoni alle spalle. In politica ci entra nel 1998, quando diventa consigliere nella regione di Nord-Pas-de-Calais. Da lì in poi la sua ascesa si fa inarrestabile: nel 2003 diviene vice presidente del Front National, di cui il padre Jean-Marie è lo storico leader. Nel 2004 ottiene un seggio nel Parlamento europeo e nel 2010 sfiora la vittoria alle elezioni regionali del Nord-Pas-de-Calais. Trascorre un anno e Marine succede al padre alla guida del partito, votata da oltre il 67% degli iscritti. Nel 2012 si candida alle presidenziali e giunge al terzo posto alle spalle di Hollande e Sarkozy. Oggi il 34% dei Francesi dichiara di condividere le sue idee. E lei punta ad arrivare al governo entro il prossimo decennio.

In poco tempo ne ha fatta parecchia di strada, l’avvocato Le Pen. Certo, il successo è stato favorito anche dalle circostanze storiche, dalla crisi economica, dal crollo di consensi degli altri partiti e dalla sfiducia nei confronti dell’Ue. Ma gran parte del merito è sicuramente suo. Marine ha portato a maturazione il progetto politico del padre, eliminandone gli eccessi e levigandone lo stile. Ha capito che se voleva fare presa sulle masse il Front National doveva stare al passo con i tempi e abbandonare, o almeno mitigare, prese di posizione estreme. Ridotti al minimo i richiami al nazifascismo, marchio di fabbrica della leadership paterna, ha spostato l’attenzione sui problemi concreti delle persone e ha attribuito il grosso delle responsabilità all’Europa, che è presto diventata il suo bersaglio principale.

Le Pen è convinta che l’«impero europeo» sia ormai prossimo al tramonto, tenuto in vita solo in funzione della sopravvivenza della propria classe dirigente. L’euro è destinato a crollare e ogni Paese farà ritorno alla propria moneta e a un’economia finalmente libera dai diktat della Bce. Si definisce nazionalista, Marine, ma rifiuta di essere classificata nell’estrema destra: per lei la distinzione tra destra e sinistra non ha più senso, la contrapposizione vera è tra chi sostiene che la nazione sia la struttura migliore per assicurare la sicurezza, la prosperità e l’identità di un paese, e i cosiddetti mondialisti, fautori della globalizzazione e della sovranazionalità.

Idee chiare anche in materia economica. La leader del Front National è protezionista e sostiene la necessità di «produrre per il territorio più vicino», tassando i prodotti provenienti dall’estero. Sul piano dei diritti civili, tollera l’omosessualità ma, pur negando con forza di essere razzista, ha posizioni molto dure in materia di immigrazione. I Francesi vengono prima degli altri e la nazionalità può essere ereditata o meritata. Nel caso in cui uno straniero infranga la legge, dovrebbe essere privato della cittadinanza e la pena, se il reato fosse grave, andrebbe scontata nel Paese d’origine. Nonostante sia contraria all’aborto, non modificherebbe la normativa vigente, ma favorirebbe una politica orientata alla tutela della famiglia e all’aumento della natalità.

Uno degli elementi di maggiore novità riguarda la sua visione profondamente laica, che la distingue dalle forze nazionaliste tradizionali. Per Marine lo Stato viene prima di tutto. L’insegnamento della religione nelle scuole va abolito del tutto e nessuna forma di riconoscimento, finanziamento o agevolazione economica va concessa alle comunità religiose. In politica estera la signora Le Pen uscirebbe dalla Nato e si avvicinerebbe alla Russia per «ovvi motivi, geostrategici e di comunanza culturale». Anche questo uno spauracchio non da poco, considerato che di recente a causa della questione ucraina i rapporti tra Mosca e l’Ue si sono fatti piuttosto tesi.

Il prossimo appuntamento sono le elezioni europee, previste per il mese di maggio. Il Front National avrebbe già siglato un patto con i nazionalisti olandesi e nell’alleanza potrebbero entrare anche la Lega Nord e altri partiti di estrema destra come i Veri Finlandesi e lo Ukip inglese. L’imperativo di Marine Le Pen è uno solo: farsi spazio in Europa per cambiare l’Europa. O per decretarne la fine.

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