Ucraina sull’orlo della guerra, in Crimea già schierati i militari russi

«Se l’Ucraina si spacca si scatenerà una guerra. Perderanno subito la Crimea perché interverremo per proteggerla, esattamente come abbiamo fatto in Georgia». Così parlava una fonte molto vicina al governo russo poco più di dieci giorni fa. Il punto di rottura è arrivato, infine, e Putin non sembra avere intenzione di tornare sui suoi passi.

Militari russi continuano ad arrivare in Crimea via cielo: sette aerei militari ed undici elicotteri sono atterrati la notte scorsa, secondo quanto riferito dal ministro della Difesa ucraino Igor Teniukh; vanno a rimpinguare il numero di soldati già presenti sul suolo della Crimea – le stime sono imprecise, si va dai sei ai ventottomila.
Il nuovo governo ha denunciato inoltre la presenza di 30 blindati e, come si legge sulla testata online Tizhden.ua, i russi potrebbero essersi spinti anche oltre la Crimea, presumibilmente nelle regioni settentrionali di Kharkiv e Donetsk, dove i palazzi pubblici sono stati occupati da truppe di spetsnatz.

Il quartier generale della Guardia Costiera di Sebastopoli è tenuto sotto controllo da 300 uomini armati filo russi, mentre a Simferopoli il Parlamento è presidiato da decine di militari e simpatizzanti e a Zaporizhia si parla di una colonna di mezzi blindati.

Crimea, già schierati i militari russi. Ucraina sull'orlo della guerra

Il fulcro delle operazioni è la Repubblica autonoma di Crimea, penisola a est dell’Ucraina, russofona e abitata da russi per il 58% della popolazione: una base perfetta per l’esercito russo, che vi ha conservato una certa influenza anche dopo che, nel 1954, Krusiov “regalò” la penisola a Kiev.
I soldati hanno infatti già bloccato il Parlamento ed il governo della Crimea, ormai definiti dal nuovo presidente Ucraino ad interim Oleksandr Turcinov “illegittimo”; occupati anche gli aeroporti di Sinferopoli e Balbek, nei pressi di Sebastopoli.

Il grido del premier ucraino Arseni Iatseniuk è accorato: «la Russia ci ha dichiarato guerra, siamo sull’orlo del disastro. Sollecitiamo Putin a ritirare le sue forze militari dall’Ucraina e a rispettare gli accordi bilaterali». Eppure tutto ciò non è certo una sorpresa, tutt’altro.
È ormai chiaro infatti che l’Ucraina è divisa nettamente in due: la parte occidentale, più propensa ad unirsi all’Europa comunitaria, e quella orientale, russofona e russofila.

La popolazione che abita nella parte orientale è per la maggior parte di lingua e cultura russa e, dunque, avvicinarsi all’Europa sarebbe uno sconvolgimento di gran lunga maggiore rispetto all’avallare le pretese di uno stato, come la Russia, con cui in effetti condivide le radici.
«Quello che è successo a Kiev è un complotto ordito all’estero, da chi ci vuole separare dalla nostra Madre Russia, da chi vuole svendere il nostro Paese alla Germania», gridano i manifestanti dai palchi delle manifestazioni anti Maidan.

Non per niente, gli attriti tra militari russi e popolazione dei territori “occupati” (ufficialmente Putin si è guardato bene dal definire i suoi come “militari”, gesto che potrebbe scatenare – o, a questo punto, sarebbe meglio parlare di anticipare – reazioni internazionali) riguardano le minoranze tartare e ucraine, che con la Russia mantenevano rapporti ostili già da anni.

L’Ucraina dunque corre il serio rischio di dividersi, soluzione che forse sarebbe la più pacifica e ragionevole. Se non fosse che Putin non intende mollare parte di questo preziosissimo territorio in mano all’occidente, complici probabilmente gli oltre 33 mila chilometri di oleodotti che trasportano gas naturale e i quasi diecimila chilometri su cui scorrono greggio e prodotti petroliferi.

Da quanto riferito dal Cremlino, infatti, «la Russia si riserva il diritto di proteggere i suoi interessi e quelli della popolazione russofona che vive in quelle regioni» in seguito a quelle che sono state definite «azioni criminali e provocatorie da parte degli ultranazionalisti che sono di fatto sostenuti dalle autorità al governo a Kiev». Vista con gli occhi della Russia, infatti, la protesta di piazza Maidan è stata sollevata da «fascisti e radicali», contro cui le milizie non possono che tenere un atteggiamento di «autodifesa», come sostenuto dalle milizie russofile.
«Molti di noi pensano che l’Europa sia una grande cosa, ma a Bruxelles hanno fatto di tutto per fare pressione, per accelerare il processo di adesione. Ianukovich lo aveva detto, in queste condizioni l’ingresso in Ue sancirebbe il nostro tracollo economico», spiega un manifestante di Cherson, in Crimea, dove si è tenuta una manifestazione anti Maidan.

[Foto credits: Ansa]

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