L’età dell’oro del tennis italiano: quando una racchetta sfida i milioni del calcio

La storia, si sa, va a cicli, e questo se vogliamo può essere letto in una duplice maniera: da una parte che nessun periodo fastoso è destinato a durare in eterno, dall’altra che i momenti bui, anche quelli più oscuri, prima o poi lasceranno lo spazio alla rinascita. Lo sport, per nostra fortuna, non fa eccezione e l’esempio più lampante ce lo offre il tennis. Uno sport che per anni si è negato alle gioie degli appassionati italiani, ma che finalmente esce dall’anonimato in cui lo ha per anni relegato calcio rivendicando, in campo internazionale, quel ruolo da protagonista che il milionario mondo del football non riesce più ad offrire.

Un movimento, quello tennistico, che sta crescendo in tutte le sue componenti: giocatori, strutture, tornei, federazione. E tutto ciò non può che portare anche a quelle gioie sportive che, ormai costantemente da diversi anni, i tennisti e le tenniste azzurre ci stanno regalando.

La crescita dei ragazzi

L’epopea del nostro tennis si è avuta negli anni ’60 – ’70 con la nidiata che da Pietrangeli a Panatta e Bertolucci ci ha condotto fino alla Coppa Davis, vinta in Cile nel ’68. Da allora il buio, intervallato da exploit isolatissimi e con la nostra nazionale relegata ad un ruolo che, definire di secondo piano, sarebbe davvero un eufemismo troppo grande. Ma sotto sotto covava il riscatto: Andreas Seppi prima e, soprattutto, Fabio Fognini poi fanno sognare un intera nazione che si riscopre amante della racchetta. Il ligure, in particolare, ha ormai il mirino ben centrato nella top ten dei migliori tennisti (per ora è al numero 14).

Il tutto non può che avere effetti positivi anche in Coppa Davis, con gli azzurri ormai stabilmente nel World Group e con la concreta possibilità di raggiungere le semifinali, in caso di vittoria a Napoli, sulla terra rossa, contro la Gran Bretagna che ha come unico giocatore degno di tale nome un Andy Murray per la verità piuttosto balbettante in questo periodo.

Le conferme delle ragazze

Se per i maschi possiamo parlare di rinascita, le ragazze hanno ormai raggiunto una maturità ed una costanza di risultati tali da poter indurre pensieri positivi ancor più a lunga scadenza. Le quattro vittorie in Fed Cup a partire dal 2006 (più la finale del 2007), la vittoria di Francesca Schiavone a Parigi nel 2010, gli Slam vinti in doppio dalla coppia Errani – Vinci, la stessa Sara Errani ormai costantemente nella top ten ma, soprattutto, una truppa di giovani leve rampanti pronte a subentrare ed una competitività ritrovata ad alti livelli per Flavia Pennetta. Tantissimi i motivi per sorridere, per guardare al futuro con ottimismo. E i segnali non sono finiti, se pensiamo che è solo di ieri notte l’impresa di Camila Giorgi, 22enne maceratese, capace di eliminare ad Indian Wells la divina Maria Sharapova candidandosi a giocatrice italiana di punta del prossimo decennio col suo gioco tutto d’attacco.

Il torneo di Roma

A tutto ciò aggiungiamo la crescita degli Internazionali d’Italia. Roma è ormai considerata, a ragione, il quinto Slam stagionale, registrando ogni anno un numero di pubblico sempre crescente ed attirando i migliori giocatori del mondo che vedono nel Foro Italico e nella terra rossa della capitale una realtà meno cupa di quella disegnata da Sorrentino nel suo film. Ed in tutto ciò l’organizzazione non è stata a guardare, ampliando le strutture (in particolare il nuovo Centrale costruito a tempo di record), mostrandosi al passo con i tempi.

Insomma, non mancano i motivi per guardare con gioia a questo che potremmo definire il “Rinascimento” del nostro tennis: la speranza è che, come moderni Michelangelo, Fognini, Errani e soci possano attirarsi le simpatie degli sportivi italiani, facendo crescere il numero dei praticanti di questo sport splendido che si candida davvero, a questo punto, a diventare il numero uno in Italia.

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