In Italia una donna su tre torna sotto i ferri per ingrandirsi il seno

Il gentil sesso sa bene che lo specchio è il più impietoso dei giudici e quando arriva l’ora del processo, esattamente ogni volta che gli si passa davanti, i “togli qua” e “metti là” osservando il proprio corpo, si pronunciano da soli. O si pensano rumorosamente.

E quando quella flebile vocina, indossa un camice e brandisce un bisturi, allora la sentenza passa in giudicato. Così una seconda taglia di reggiseno diventa una quarta, l’assenza è rimpiazzata dalla presenza e lo specchio diventa la miglior invenzione dopo il push-up.

Ma si sa, le donne non si accontentano facilmente, e secondo quanto afferma il chirurgo estetico, Giulio Basoccu, responsabile della Divisione di Chirurgia plastica estetica e ricostruttiva dell’INI (Istituto Neurotraumatologico Italiano), una donna su tre, in Italia, torna sotto i ferri, dopo il primo intervento, per protesi più grandi, rischiando quello sgradevole effetto finto e appariscente.

Il segreto sta nella naturalezza. – aggiunge l’esperto – La scelta delle protesi è fondamentale. Oggi sulla donna che viene sottoposta a un intervento di mastoplastica additiva si fanno calcoli specifici relativamente al seno della paziente. Attraverso una serie di calcoli al computer riusciamo ad avere un’idea di quanto un seno può essere ingrandito, mantenendo un’armonia di fondo. È questo infatti che rende un seno attraente”.

E se la naturalezza si ottiene attraverso un calcolo sulla dimensione, secondo Basoccu, un secondo intervento per ingrandire il seno è preferibile rispetto alla rimozione di protesi esagerate.

Noi utilizziamo le protesi cosiddette a goccia. Non esageriamo mai nelle misure delle protesi. Certo poi c’è chi non è soddisfatto della misura perché desiderava un seno più grande, ma è meglio una paziente che torna in sala operatoria dopo qualche anno ad ingrandirsi ancora, di una che si pente e rimuove le protesi. La rimozione infatti è una doppia sconfitta, per la paziente e per il chirurgo”.

Un processo che opera sulla consapevolezza e tenta di evitare l’errore, quello proposto dal chirurgo estetico.

Lasciamo, allora, che le innaturali protesi esprimano la loro massima naturalezza.

Impostazioni privacy