“Non è l’Arena”, Massimo Giletti debutta su La 7

Prevedibile, inevitabile, logico: “Non è l’Arena” è “L’Arena”. Massimo Giletti debutta su La7 replicando il format che ha portato al successo su Rai1.
Giletti protagonista assoluto, one man show. Apre la puntata con un sentito monologo sul suo tormentato addio all’amata Rai, torna a polemizzare con il dg Orfeo, ammicca in camera, domina lo studio, ‘comanda’ la regia a distanza, si sbraccia, chiama gli ospiti politici con il loro nome di battesimo, menziona almeno due volte “la mia mamma” per richiamare gli interlocutori ad un linguaggio accessibile a tutti, riconduce a sé il dibattito quando si parla di pressioni dei potenti sulla tv pubblica.

Veniamo al succo della trasmissione. Quattro ore di diretta, studio e scenografia da prime time tre argomenti trattati: caso Tulliani sbrodolato per tentare di valorizzare lo scoop di Bonistalli; pensioni e vitalizi perché ‘Giletti è in linea con la pancia del Paese’; la caldissima vicenda delle molestie nel mondo dello spettacolo (pochi minuti dopo lo sputtanamento di Brizzi ad opera de Le Iene su Italia1) con Lele Mora ospite in studio.

Non è l’Arena viaggia per lunghi tratti sottotono, argina gli interventi urlati di Klaus Davi e si accontenta di ospiti sulla carta di scarso richiamo per il pubblico televisivo perché sconosciuti o, al contrario, inflazionatissimi (da Giannini alla Moretti, passando per Bongiorno e Costamagna, già viste insieme nel flop di La7 Bianco e Nero).

In attesa degli ascolti che, inevitabilmente, diranno molto sul destino del programma, Giletti con Non è l’Arena dimostra di avere le idee chiare: in tv il pubblico non va sorpreso, ma ritrovato.

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