Usa, 12enne legato per mesi con catene e fatto morire di fame: genitori nel mirino

Eduardo Posso era un ragazzino di appena 12 anni, morto a seguito di dinamiche che farebbero accapponare la pelle a chiunque. Il bimbo è venuto a mancare lo scorso 30 maggio dopo una delle ennesime torture a cui lo sottoponevano i genitori: quel giorno in particolare il piccolo Eduardo era stato incatenato alla vasca da bagno e lasciato morire di fame da coloro i quali avrebbero dovuto tutelarlo e volergli bene, il padre Luis Posso e la matrigna Dayana Marina Flores.

Il fatto è accaduto in quel di Bloomington, nell’Indiana. Dalla ricostruzione effettuata dagli inquirenti è venuto fuori che i genitori, entrambi lavoratori in ambito circense, abbiano tenuto il loro figlio in condizioni indicibili per molto molto tempo.

Il bambino, infatti, quando è arrivato in ospedale, per giunta trascinato da suo padre, è apparso visibilmente denutrito, con il corpo cosparso di lividi e con lo 0% di grassi nel corpo. Si è così scoperto che il piccolo veniva tenuto prigioniero dentro casa e liberato soltanto per distribuire volantini per il circo itinerante per cui i genitori lavoravano. Il resto della giornata era costretto a trascorrerlo all’interno di una vasca da bagno, letteralmente legato con delle catene e un collare per cani e sorvegliato da una videocamera installata sul suo capo. Insomma, il dodicenne ha subito abusi terribili, durati per di più la bellezza di mesi e mesi.

Luis, il padre di Eduardo, e Dayana, la matrigna, hanno tuttavia negato di aver maltrattato e fatto morire di fame il loro bambino. Ciò che hanno ammesso, al più, è stato di aver picchiato Eduardo perché “faceva i capricci più degli altri bambini”. Infatti i due hanno altri tre figli, di 2, 5 e 9 anni, nessuno dei quali iscritto a scuola, ed effettivamente pare che quei trattamenti disumani siano stati riservati nel tempo soltanto ad Eduardo e mai agli altri tre figli; pare inoltre che i fratelli godessero nel vederlo star male.

Il padre si sarebbe persino spinto oltre il limite scattandosi dei selfie insieme al figlio agonizzante, perché quelle torture venivano vissute dalla famiglia come un gioco, un qualcosa di goliardico.

Ora che il caso è venuto a galla, i genitori sono finiti in carcere con l’accusa di omicidio e di abbandono di minore, mentre i tre figli sono stati affidati ai servizi sociali.

Gestione cookie