Andare in vacanza: arte filosofica da riscoprire nel suo essere più profondo

Ad agosto tutti in vacanza, soprattutto nel periodo che combacia con il famoso Ferragosto: ma sappiamo davvero come e cosa voglia dire “Andare in vacanza?”

Con gli anni ci siamo abituati al concetto di vacanza come un programma da stabilire mesi e mesi prima. Agenzie di viaggi, tour operator, promozioni e via discorrendo ci presentano un pacchetto prestabilito da prendere al “volo”. Durante quest’anno è risultato tutto un po più difficile, a causa della pandemia da coronavirus. Ma come narrava un vecchio detto… “Non tutto il male viene per nuocere”. E tale detto è, ad oggi, molto azzeccato (rispetto parlando per le vittime di tale virus).

Alcuni di noi hanno riscoperto il gusto dei paesaggi interni al nostro Paese, altri un modo nuovo di viaggiare. Altri, invece, non vedevano l’ora di tornare alla normalità. Ad ognuno il suo. Ma il concetto di vacanza, termine che deriva da “vacante” e cioè libero, vuoto, senza impegni e occupazioni, contempla una dinamica ben più profonda. Un aspetto dimenticato che, forse (o quasi sicuramente), deve essere ripreso per capire dove ricollocarci all’interno della società stessa.

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Andare in vacanza: un’arte che abbiamo dimenticato e che possiamo interamente riscoprire

andare in vacanza tramoto
Uomo al tramonto sul mare (Getty Images)

Non tutti lo sanno, pochi lo conoscono, altri ancora lo hanno scordato. Arriva sempre un momento in cui c’è bisogno di “riprendere in mano” una vecchia abitudine, trasformatasi nel tempo, non tanto per necessità, ma per moda. Una moda, poi, spacciata per progresso, ma che un vero progresso non rappresenta affatto.

Molti di noi, soprattutto con l’avvento dello smart working, credono di poter andare in vacanza portandosi il famoso computer con sé, forse anche nel letto. Non è così. Un conto è trasformare il proprio lavoro in un viaggio perenne e non avere più bisogno di “staccare e andare in vacanza”, ma di condurre una vita totalmente opposta a quella insegnataci dalle “vecchie generazioni”. Un altro, di conto, è quello di programmare, riempiendola di cose inutili e superflue, la nostra vacanza fino a tornare più stressati di prima.

Vacanza, un termine che contempla la meraviglia

Vacanza, come poc’anzi detto, deriva dal termine vacante: libero, vuoto, senza preoccupazioni e occupazioni. Andarci, in vacanza, allora corrisponde al “sapersi meravigliare” in quei pochi giorni a disposizione. Quattro, una settimana, o metà mese. Quello che volete voi. Ma l’importante è sapersi perdere giorno dopo giorno. Scoprire al posto di programmare. Svuotarsi al posto di riempirsi. Meravigliarsi delle bellezze che, per caso, ci si pongono dinanzi agli occhi al posto di annoiarsi e tornare “peggio di come eravamo”.

Svuotarsi per poi scoprire la meraviglia. Tre aspetti che abbiamo riposto nel dimenticatoio e che, con la giusta attenzione e degli studi in materia, possiamo interamente riscoprire nel loro aspetto più profondo. Andare in vacanza è una vera e propria arte. Per coloro ai quali non piacciono barche, barchette, discoteche, rumori assordanti e incontri forzati, questo appena descritto potrebbe essere l’inizio di un nuovo modo di lasciarsi sorprendere dalla vacanza stessa, accogliendola senza troppi programmi.

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