Truffe all’Inps, 21 arresti: approfittavano dei braccianti in modo indegno

Scoperte le attività criminose di 3 società di commercio di prodotti ortofrutticoli, riconducibili a una sola persona, dopo diverse truffe all’Inps: 21 ordinanze cautelari

guardia di finanza
guardia di finanza (Gettyimages)

Gli uomini della Guardia di Finanza di Barletta hanno scoperto delle truffe all’Inps da parte di alcune società agricole. I militari hanno eseguito 21 ordinanze cautelari, emesse dal Gip di Foggia: una persona in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 15 con obbligo di dimora. Le forze dell’ordine hanno condotto le indagini (tramite intercettazioni e pedinamenti) su tre società, tutte riconducibili a un unico proprietario, di San Ferdinando di Puglia.

Tra le 21 persone arrestate, 6 avevano costituito un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dell’Inps. Le società incriminate, avrebbero dunque reclutato falsi braccianti tra Barletta, Andria e Trani, per poi licenziarli. Una volta licenziati i falsi operai (quasi 300) le società e incassavano le indennità relative alla disoccupazione o alla maternità. Queste operazioni avrebbero portato nelle casse delle aziende una cifra che si aggira intorno ai 100mila euro.

Truffe Inps, 21 arrestati: assumevano falsi braccianti

Auto guardia di finanza
Auto guardia di finanza (Gettyimages).

La Guardia di Finanza di Barletta ha smantellato 3 aziende agricole, nella giornata di oggi, 3 novembre. Tutte le società erano riconducibili a una sola persona, le ordinanze cautelari sono 21. Le indagini dei militari, portate avanti da tempo tramite intercettazioni, pedinamenti e servizi di osservazioni, hanno fatto emergere le attività illecite delle società. L’accusa è di truffe aggravate ai danni dell’Inps.

Giovanni Dell’Olio, 46 anni, di Margherita è finito in carcere. Arresti domiciliari per Francesco Massimo Vangi, Domenico Lorusso, Vincenzo Meneo, Luigia Anna Russo e Vincenzo Di Salvo, mentre altre 15 persone hanno ricevuto l’obbligo di dimora. Le società assumevano dunque falsi braccianti, ingaggiati solamente per il periodo necessario alla spettanza degli strumenti di protezione sociale. Una volta assunti, gli operai venivano licenziati per incassare l’indennità relativa alla disoccupazione e alla maternità. Giro d’affari che ha portato nelle tasche dell’azienda una cifra vicina ai 100mila euro.

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