Caso Raciti, Antonino Speziale è gravemente malato: “Rischia di morire”

L’autore dell’omicidio di Filippo Raciti, Antonino Speziale, sarebbe gravemente malato: il legale del ragazzo rivela che potrebbe morire

Antonino Speziale (Immagine da Facebook)

Sono passati 13 anni dalla tremenda morte di Filippo Raciti, poliziotto di Catania brutalmente ucciso nei disordini a seguito del derby tra Catania e Palermo. Ad essere incarcerato per omicidio preterintenzionale è Antonio Speziale, condannato ad otto anni di reclusione. Oggi il legale dell’imputato, Giuseppe Lipera, dichiara che il suo assistito è molto malato: “Le sue condizioni si potrebbero aggravare o addirittura potrebbe morire in qualsiasi momento. Lui è affetto da obesità morbigena con linfedema cronico ‘Osas’ in maniera grave, con tanto di episodi di apnea notturna. Inoltre i problemi alle vie respiratorie potrebbero causargli altre patologie molto gravi”. Poi arriva la richiesta di scarcerazione che potrebbe salvare Antonino. Dunque si attende di conoscere quale sarà la decisione sulla reclusione del ragazzo, che potrebbe salvargli la vita.

Caso Raciti, Antonino Speziale rischia di morire: il legale chiede la scarcerazione

Antonino Speziale (Immagine da Facebook)

Sono passati otto anni dalla condanna di Antonino Speziale per la morte di Filippo Raciti. L’ultras del Catania, incarcerato a soli 17 anni, ha quasi finito di scontare la propria pena, ma a preoccupare sarebbero le sue condizioni di salute. Infatti il legale del ragazzo Giuseppe Lipera, starebbe lavorando per chiedere la sua scarcerazione. “Tornare a casa ed essere seguito da del personale specializzato sarebbe una concreta possibilità di salvarlo”. Il ragazzo infatti sarebbe affetto da più patologie, tra cui l’obesità e potrebbero scaturirgli anche gravi malattie. L’avvocato infine ribadisce che negli ultimi tempi il peggioramento accusato da speziale sarebbe grave ed irrecuperabile, inoltre la situazione pandemica in Italia aggraverebbe la situazione. Per questo motivo si sta provando a chiedere che vengano attuate misure diverse dallo stare recluso in carcere, come il trasferimento ai domiciliari.

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