40 anni dalla morte di John Lennon: quel messaggio in “leggero” ritardo

L’8 dicembre del 1980 fu assassinato John Lennon: a quarant’anni dalla sua morte arriva un messaggio in “leggero” ritardo. Le cose non cambiano affatto.

John Lennon
A quarant’anni dalla morte di John Lennon (Getty Images)

Immaginiamolo, ancora una volta, quel mondo dove non ci dovevano essere proprietà private, religioni, nazioni, confini. Quel mondo che John Lennon aveva descritto nel testo della canzone Imagine. A quarant’anni dalla sua morte quelle parole riecheggiano dentro e fuori di noi. Il poeta se n’è andato, ma le sue parole sono rimaste, scolpite, nella mente e nel cuore di chi aveva capito cosa intendesse.

Alcuni errori, sì. Come tanti, grandi, commettono. Ma alla fine qualcuno è immune all’errore? Crediamo proprio di no. L’ex componente dei Beatles fu assassinato davanti all’entrata del Dakota Building, il lussuoso palazzo dove lui stesso alloggiava insieme alla compagna Yoko Ono. Mark David Chapman, la sera dell’8 dicembre 1980 gli sparò una serie di colpi davanti ai suoi occhi. Così morì una legenda della musica internazionale. Il poeta che tutti volevano continuare ad ascoltare. Un pacifista convinto.

Parla l’assassino di John Lennon: un messaggio che non “colpisce”

John Lennon Yoko Ono
John Lennon e Yoko Ono in uno scatto a favore della pace (Getty Images)

Mark David Chapman. Per riempire il suo vuoto cosmico, uccise il “tutto” di John Lennon. Di quel ragazzo cresciuto nelle vie di Liverpool, senza un padre, con la sola madre, ma soprattutto sotto le alti protettive della zia Mimi. Nella musica aveva trovato la sua strada. Perché quella di Lennon non era una vocazione, era proprio un percorso da intraprendere. Lui stesso disse: “Non ho paura della morte. Sono sicuro che è come scendere dalla macchina per salire su un’altra”.

Ma lo sportello della prima macchina si è aperto troppo presto: a soli 40 anni. Dopo lo stesso periodo di prigionia, poche settimane fa è tornato a parlare l’assassino del cantante britannico. Chapman ha “finalmente” chiesto scusa a Yoko Ono. Scuse che, però, non sono affatto servite. Che sia stata una stessa scusa per ottenere la libertà condizionata o meno, per la compagna di Lennon poco importa. Il suo gesto, folle, non sarà mai perdonato. Questa è la vera sentenza, “emessa” poco tempo fa.

Tutti noi, col tempo, aspettavamo altre Imagine, con, forse, parole e ritmo diverso. Ma pur sempre… aspettavamo. Un modo per continuare a vedere quel mondo dove i confini si sgretolavano tutti in un colpo solo e l’umanità poteva iniziare ad abbracciarsi davvero. Ma una cosa è certa: quel testo è stato scritto. E chi crede davvero in quella melodia e in quelle frasi, porta avanti ancora oggi, passo dopo passo, la rivoluzione, pacifica, che Jonh Lennon aveva iniziato, cantando ed espandendo la sua poesia. Ciao John, noi continuiamo a immaginare e continuiamo a batterci affinché quei confini si sgretolino, uno dopo l’altro, per un mondo che possa vivere davvero in pace.

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