“Nuovo pericolo per gli Stati Uniti”: l’allarme dell’FBI sulle proteste

I movimenti di estrema destra pronti a un secondo attacco nelle prossime settimane. La soffiata direttamente da una fonte interna all’FBI

Scontri Usa
Scontri Usa (Getty Images)

Si parla di ben 50 città americane, pronte alla rivolta in occasione del giuramento di Joe Biden del 20 gennaio. Uno scenario che, secondo una fonte interna dell’FBI, potrebbe ripresentarsi in maniera analoga agli scontri dello scorso 6 gennaio. Continuano dunque le tensioni nel Paese, dopo la prima rivolta di Washington. Il Bureau avrebbe dunque fatto luce sulla possibilità concreta di scontri, anche armati, tra il 16 e il 20 gennaio.

Intanto la battaglia social persiste. Twitter ha recentemente bloccato altri 70mila profili sostenitori e facenti riferimento a QAnon. Inoltre non si placa la polemica sulla piattaforma Parler, bloccata anch’essa da Amazon, raggiunta e utilizzata anche dall’estrema destra italiana con la recente iscrizione di Salvini poco prima della sua eliminazione.

Proteste e scontri Stati Uniti, FBI avverte: pericolo per l’insediamento di Biden

campidoglio usa scontri
scontri usa Getty Images

Si apprende da fonti interne all’FBI la ribalta dell’estrema destra negli Stati Uniti. Le polemiche intorno ai recenti scontri di Washington non intendono placarsi e la situazione rischierebbe di degenerare nuovamente. Secondo i federali dunque, sarebbero pronte altre manifestazioni violente, in occasione dell’insediamento del presidente eletto Joe Biden.

I democratici in questi giorni stanno inoltre accelerando per l’impeachment a Donald Trump, accusato di incitamento all’insurrezione e bloccato da Twitter per le medesime motivazioni. Nella giornata di oggi, 12 gennaio, la camera voterà per richiedere al vicepresidente uscente Mike Pence di far appello al 25esimo emendamento e rimuovere Trump dalla Casa Bianca. Oltre alle possibili rivolte nelle ore successive, il Federal Bureau ha indicato minacce nei confronti di Biden e della speaker della camera Nancy Pelosi

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