Paola Egonu, pallavolista italiana, è stata protagonista di un siparietto più che simpatico: al primo match è subito parolaccia. Che risate!
Le Olimpiadi di Tokyo 2020 (compiute quest’anno per via della pandemia da coronavirus) sono entrate subito nel vivo del loro spettacolo. Lo sport a 360°, dove in palio ci sono tantissimi aspetti: la vittoria, l’agonismo, lo spirito di squadra, la bellezza di partecipare a una competizione unica nel suo genere. Insomma, lo ripetiamo a gran voce: c’è lo sport, vero e proprio.
Ma non c’è solo quello. Può succedere che, durante un match, si è protagonisti di qualcosa di veramente incredibile, se non esilarante. Com’è successo a Paola Egonu, pallavolista italiana che insieme alla squadra ha schiacciato la rappresentativa russa, quest’anno, per via dello scandalo legato al doping, denominata Roc, sigla che sta per il comitato olimpionico russo.
Prima ha portato la bandiera a cinque cerchi rappresentando l’Europa alle Olimpiadi, nella presentazione iniziali degli stessi giochi olimpionici. Poi, durante il match contro la Russia, è stata protagonista di un siparietto davvero unico nel suo genere. Scappa la parolaccia!
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La parolaccia dopo le “scuse”: Paola Egonu fa divertire tutti quanti!
La sfida con la Russia si commenta da sola. Un secco 3 a 0. Le ragazze della pallavolo iniziano fortissime, come si pensava e ci si aspettava fin dall’inizio. Ma durante la partita qualcosa di veramente è successo davvero. E indovinate che l’ha combinata “grossa”?
Proprio uno dei maggiori talenti della nazionale: Paola Egonu. Con l’Italia avanti di un set, e sul risultato di 3 a 0 nel secondo, la pallavolista si è scusata con un secco “Sorry, sorry, sorry”. Ripetuto ben tre volte. E fin qui, tutto bene.
Ma appena si è girata dall’altra parte le è partito un secco “E pigliatela nel c***”. Per capire a cosa si riferisse basta ascoltare il video che segue. Ma le risate, sue e delle compagne di squadra dicono tutto. Ma a chi era riferito? Un’avversaria o l’arbitro? Intanto gustatevi questo esilarante siparietto. E provate a non ridere
