Ritardo della Cina sulle informazioni sul Coronavirus: Oms furiosa

Ritardo della Cina sulle informazioni sul Coronavirus e l’Oms diventa furiosa. Si vono materiali audio e video a supportare questa tesi

Il ritardo della Cina sulle informazioni sul Coronavirus ha provocato irritazione all’interno dell’Oms. Dopo le accuse di Trump, più o meno velate, proprio alla Cina e le relative smentite del governo di Pechino, adesso vi sarebbero prove a suffragrare questa tesi.

E’ quanto afferma l’Associated Press che svela l’esistenza di materiale audio e video. La Cina di fatto ha ritardato la diffusione di informazioni sul genoma ma anche sui primi pazienti affetti da polmonite acuta ed anomala in quel di Wuhan.

Secondo l’Ap, i funzionari dell’Oms in privato avrebbero attaccato duramente la Cina per questi ritardi. Il motivo della “protezione” agli occhi del mondo sarebbe invece riconducibile alla volontà di ricevere più informazioni possibili sulla malattia senza indispettire il governo di Pechino.

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Ritardo della Cina sulle informazioni sul Coronavirus e l’irritazione dell’Oms: ecco i motivi

provette di campioni di laboratorio
provette di campioni di laboratorio (Getty Images)

L’Oms, accusata più volte dagli Stati Uniti di immobilismo e di protezione nei confronti della Cina, in privato aveva invece mostrato nervosismo nei confronti del governo di Pechino.

In più di un’occasione, attraverso Gauden Galea, il rappresentante dell’agenzia in Cina, l’Oms aveva chiesto specifiche e informazioni maggiori sull’epidemia senza ricevere risposte tantomeno collaborazione.

A dicembre 2019 era iniziata la ricerca del genoma con le mappature già a gennaio; tutto inutile però perché le informazioni non sarebbero state rilasciate in modo tempestivo. Il tutto fu poi rallentato da una nota del 3 gennaio che chiedeva di distruggere i campioni di Covid oppure in alternativa metterli in sicurezza in istituti appositi.

A Wuhan poi silenzio su nuovi casi di polmonite da Covid a metà gennaio, nonostante iniziassero a fioccare i decessi.

Una situazione che avrebbe mandato su tutte le furie l’Oms; l’Organizzazione Mondiale della Sanità ebbe la possibilità di effettuare un’ispezione solo il 30 gennaio, dopo la visita del segretario generale avvenuta due giorni prima.

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