Covid, in Cina il tampone non è nasale: “Repulsione e disgusto”

Il Covid continua a tenere sotto scacco il mondo intero. In Cina nuovo tipo di tampone che non è nasale: reazioni di disgusto sui social

Tampone nasale Covid
Tampone nasale Covid (Getty Images)

Il Covid continua a tormentare il mondo intero, con la pandemia che non accenna a diminuire, anzi. Le numerose varianti del virus, quella inglese, brasiliana e sudafricana, sono più aggressive ma non più letali, mentre la somministrazione dei vaccini procede a rilento. Ed il Covid è tornato anche in Cina, che pure sembrava l’aveva sconfitto.

Nel Nord-Est della Cina sono aumentati i casi, i contagi si sono moltiplicati nella capitale Pechino e nella provincia dell’Hebei, già colpita l’anno scorso. E così le autorità hanno optato per test di massa proprio nelle zone di maggior concentrazione del virus.

Ed una stretta anche per chi arriva dall’estero; ognuno dovrà presentare test negativo al Covid all’ingresso nel Paese e, contestualmente, sarà obbligatoria una doppia quarantena; due settimane in strutture designate ed altrettante in osservazione domiciliare.

La Cina, il Paese da cui è esplosa la pandemia, è anche una dei più avanzati nel contrasto e nella prevenzione al Sars-Cov-2 ed è anche la prima a sviluppare nuovi dispositivi di rilevazione.

Covid, il tampone proprio lì

Tampone nasale Covid
Un tampone nasale (Getty Images)

E’ il caso del tampone anale, sperimentato nell’area di pechino. Già, ma perché proprio questo tipo di soluzione, fastidiosa ed invasiva? E’ Li Tongzeng, medico dello Youan Hosital della Capitale, a spiegare come si tratti di un test più attendibile, in grado di dare risultati maggiori sul rilevamento.

Pare, infatti, che il virus resista maggiormente proprio nel tratto rettale piuttosto che in quello respiratorio. E’ stata la China Central Television, la tv di Stato, a darne conto. Settimana scorsa ai tamponi anali si sono sottoposti oltre ai cittadini delle zone di Pechino dove è maggiore la concentrazione del virus, anche chi attualmente in quarantena.

Sul social network più utilizzato in Cina, Weibo, commenti ironici ma anche di disgusto alla soluzione, considerato come questa sia decisamente invasiva. Le autorità sanitarie sono però concordi nel limitare al minimo questo tipo di soluzione, proprio perché “sconveniente“.

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