Barbara Alberti esagera, ma il motivo è nobile. Le sue parole

Nelle ultime ore la scrittrice Barbara Alberti ha speso delle parole molte dure su delle questioni più che attuali. C’è anche il ddl Zan.

Barbara Alberti Ddl Zan

Nell’ultimo periodo, attorno ad alcune tematiche, c’è un dibattito molto acceso. Soprattutto per il periodo storico che stiamo passando. Da una parte c’è chi si schiera con il progresso, da non confondere con lo sviluppo tecnologico, e dall’altra, ahinoi, chi non ne vuole davvero sapere di fare un passetto in avanti, quel tanto che basta per iniziare ad avere una società emancipata, prima ancora che sviluppata.

Per fortuna, però, c’è chi si schiera anche dal mondo della spettacolo, ma anche da quello dell’arte e della scrittura. Nelle ultime ore, infatti, ha preso parola Barbara Alberti, famosa scrittrice italiana. Quest’ultima si è espressa sulla tematiche del ddl Zan, ma ha anche parlato di un rincoglionimento generale.

Parole dure, che hanno colpito i più. Parole che, però, fanno riflettere su cosa, molto spesso, c’è lì fuori e sul come lo stiamo affrontando. Un occhio, “gettato”, anche verso la sua generazione. Si voleva lasciare qualcosa di meglio, si sta mettendo in atto un disastro totale. Parole sue!

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Barbara Alberti sul ddl Zan: “Indispensabile. Le persone devono sapere che verranno punite”

Non usa mezzi termini, quando parla della proposta di legge tanto discussa nelle ultime ore: il famoso ddl Zan. Intervistata da MOW, quest’ultima afferma: “Una legge del genere era indispensabile. Nell’ultimo periodo sono andata a spulciare le aggressioni per via del proprio sesso. Sono una enormità e tutto questo è inconcepibile. Ripeto, il ddl Zan è indispensabile. Chi tocca un gay, una lesbica, un trans, deve sapere che non la passerà liscia e verrà punito”.

Parla di pene, severe, per chi non rispetta la sessualità, o meglio l’orientamento sessuale, della persona che ci sta accanto. Poi, però, ne ha anche per la sua, di generazione: “Pensavamo di poter lasciare un mondo migliore. Invece, oggi, ci facciamo dire da un algoritmo cosa dobbiamo leggere, come vestirci, ecc ecc. È mai possibile tutto questo. E l’arte, che una volta serviva per mettere in discussione tutto, dov’è finita. Oggi, a 12 anni, i bambini si chiedono fra di loro chi ha più like su qualche canale digitale. Li facciamo crescere in competizione fin da subito. Inorridisco davanti a tutto ciò”.

 

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