Eunice Newton Foote è stata la prima scienziata a capire la causa del riscaldamento globale. Nessuno, però, ne ha mai parlato per 150 anni. Il motivo? L’essere donna.
Pensare che la storia sia fatta solo da uomini è una visione abbastanza parziale. Sebbene, fino a un certo periodo, i libri riportino solo gesta e intuizioni di appartenenti al genere maschile, bisogna ricordare che anche le donne hanno raggiunto importanti traguardi, di cui, però, si parla poco.
Per tantissimi anni, infatti, pregiudizi e stereotipi hanno tagliato fuori dalla narrazione tantissime scienziate che, grazie al loro contributo, hanno aiutato le varie discipline a fare enormi passi da gigante. Una di queste è Eunice Newton Foote che, nel 1856, fu la prima a ipotizzare le basi dell’effetto serra e del climate change.
Per oltre 150 anni il suo nome è stato completamente dimenticato e trascurato dalla comunità scientifica. Grazie al ricercatore Raymond Sorenson, però, il suo ruolo è stato rivalutato nel 2011, dandogli la giusta dignità e i giusti riconoscimenti.
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Eunice Newton Foote e la scoperta sul cambiamento climatico
Ufficialmente, il primo a parlare del ruolo dei gas nel fenomeno che oggi conosciamo come effetto serra, fu John Tyndall. Fu lui, nel 1859 a presentare i risultati della sua ricerca. La correlazione, però, era già stata scoperta tre anni prima da Eunice Newton Foote con il suo saggio “Circostanze che influenzano il calore dei raggi del sole”.
La ricerca venne presentata nel 1856 all’American Association for the Advancement of Science, ma non venne presentata da lei. Fu Joseph Henry, il direttore dello Smithsonian Institution, a illustrare i risultati ottenuti. In una breve nota introduttiva, Henry aggiunse che la scienza non era di nessun paese e di nessun sesso e che il lavoro era davvero valido-
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Si può presumere che Tyndall conoscesse lo studio della Foote, ma non possiamo averne la certezza. Secondo quanto raccontato dal suo biografo ufficiale, le motivazioni dietro questo “furto” ai danni della Foote furono principalmente due: il suo essere donna e il suo status di dilettante.