Avanzano, giorno dopo giorno, le fatidiche e cruciali elezioni Usa: Donald Trump prende parola e tuona contro Mosca. Poi arrivano le accuse da Hong Kong.
Andrà così per tre lunghi mesi. Finché non scatterà l’ora delle elezioni, con data 3 novembre, gli scontri verbali, e non solo, sembrano essere sempre dietro l’angolo. Ora dopo ora. “Al microfono” ancora una volta lui: Donald Trump. Il tycoon non arresta il suo “show” elettorale. A sorpresa, nelle ultime 24 ore, il presidente Usa si è scagliato contro Mosca dichiarando che “da quelle parti non vogliono una mia nuova rielezione”. Un intervento a sorpresa perché lo stesso Trump, così facendo, smentisce le voci della sua stessa intelligence. Voci che avevano dichiarato come la Russia stesse lavorando per denigrare il suo “acerrimo nemico”: Joe Biden. Il presidente americano è intervenuto dalla sua residenza di Bedminster affermando che: “L’ultima persona che la Russia vuole vedere in carica è Donald Trump”. Parla di se stesso in terza persona. Un mix di egocentrismo e narcisismo assoluto per mister Donald.
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Non solo le elezioni e Mosca: Trump nel mirino di Hong Kong

Dopo giorni di silenzio, e a pochissime ore dalla dichiarazioni “egocentriche e narcisistiche” di Donald Trump sulle intenzioni della Russia, torna a parlare anche Hong Kong. Al centro della vicenda le sanzioni imposte dal presidente americano contro i funzionari dell’ex territorio britannico. A farsi sentire è Edward Yau, l’attuale segretario per il Commercio e lo Sviluppo Economico della città. Quest’ultimo non si risparmia di “una sola virgola”, affermando che: “Se gli Stati Uniti procederanno, unilateralmente, con questa azione selvaggia e irragionevole, alla fine colpiranno le stesse società statunitensi”.
Infine, come riportato dall’agenzia Bloomberg, l’amministrazione Trump sembrerebbe decisa nel colpire, con tali sanzioni, “anima e corpo” di Hong Kong: dalla governatrice Carrie Lam, passando per i vari ministri e concludendo con altri dirigenti cinesi. Uno scontro senza precedenti che torna a riaccendersi a chilometri di distanza, ma che sembra più “vicino” di quanto non possa apparire dinanzi i nostri occhi.
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